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Nazareno, le bugie sul Cavaliere Patto violato 17 volte da Matteo

Renzi accusa Berlusconi di aver rotto l'accordo, ma è stato il segretario a tradire l'intesa. Forza Italia porta le prove

Nazareno, le bugie sul Cavaliere Patto violato 17 volte da Matteo

«Una balla colossale», la definisce il deputato azzurro Francesco Paolo Sisto. La versione di Matteo Renzi sulla fine del Patto del Nazareno a causa dell'asse tra Silvio Berlusconi e Massimo D'Alema, per portare al Quirinale Giuliano Amato invece di Sergio Mattarella, secondo l'esperto delle riforme costituzionali di Forza Italia è solo «un tentativo del segretario Pd di ribaltare il tavolo quando invece le responsabilità sono chiarissime».

Quei giorni del gennaio 2015 Sisto, con pochi altri, li ha vissuti in prima persona e racconta di un Cavaliere infuriato, perché era stato «bypassato» da Renzi sull'indicazione del candidato al Colle, che doveva essere «condivisa», perché questo era uno dei punti del Patto tra i due leader.

«Che ora Renzi parli di accordo Berlusconi-D'Alema - dice il capogruppo azzurro in commissione Affari costituzionali della Camera - dimostra solo la sua malafede. Questo sgarbo ha riguardato un capitolo così importante per la vita istituzionale del Paese che non poteva essere ignorato. È vero che è stata solo l'ultima goccia, quella che ha fatto traboccare il vaso, perché sulle riforme Renzi ci ha portato lentamente all'esasperazione, cambiando idea tante, troppe volte».

Per l'esattezza 17 volte, secondo Renato Brunetta. Il capogruppo di Fi alla Camera le ha contate e messe nero su bianco in ordine cronologico in un elenco: «Le 17 modifiche leonine al Patto del Nazareno imposte da Renzi».

Si va dalla legge elettorale proposta dal leader dem, con un doppio turno tra le prime due coalizioni, alla soglia per il premio di maggioranza alle coalizioni che Renzi vuole aumentare dal 35 per cento al 37. Poi le modifiche per ottenere l'appoggio di Ncd: la soglia per entrare in parlamento dei partiti in coalizione scende dal 5 al 4,5 per cento e le pluricandidature sono previste al massimo in 8 collegi. Ancora: la delega al governo per definire i collegi elettorali; l'imposizione di approvare in Senato prima la riforma costituzionale e poi l'Italicum; la presentazione del ddl Boschi senza un confronto preventivo; i successivi «nuovi interventi» non concordati; il premio di maggioranza alle liste e non più alle coalizioni; la soglia al 40 per cento quando il patto la prevedeva al 35, poi al 37 e sempre per le coalizioni; la scelta di assegnare 340 seggi come premio di maggioranza e non più una percentuale fino a 340 massimo; la soglia di sbarramento per i partitini abbassata al 3 per cento, senza distinzione tra liste coalizzate e non; l'introduzione delle preferenze, con capilista bloccati; le pluricandidature poi possibili fino a 10 collegi; il numero dei collegi che scende da 120 a 100; infine il 40 per cento dei capilista rappresentativo di genere, come la seconda preferenza.

Fu tutto questo a far saltare il Patto, «violato 17 volte dal leader Pd». Brunetta aggiunge la modifica numero 18 «al quadrato»: «No condivisione nella scelta del presidente della Repubblica di garanzia».

Nel suo libro Avanti Renzi sostiene che Berlusconi concordò il nome di Amato con la minoranza del Pd, in una telefonata con D'Alema, e questo lui non volle accettarlo. Ai tempi, Denis Verdini raccontò ai suoi che il leader Pd gli disse: «Un presidente scelto da Berlusconi e da me lo faccio domani, uno scelto da lui e D'Alema mai. Non ricordo un solo loro accordo utile al Paese».

Per il senatore di Fi Lucio Malan la ricostruzione di Renzi è comunque «l'ammissione che è stato lui a rompere il Patto: che l'abbia fatto per sue ragioni politiche o no, la parola dovrebbe essere una sola».

Fino a ieri si poteva dire che era stato Berlusconi a «fraintendere l'accordo», insiste Malan, ora è chiaro che la responsabilità è di Renzi. L'ha fatto saltare per un accordo Berlusconi-D'Alema? «Ma il patto - dice il senatore - era con Renzi e non risulta che prevedesse la proibizione di parlare con D'Alema, anche di calcio...

».

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