Politica

Le parole che smentiscono l'inchiesta Lega-Russia: "Non c'è nulla"

Gianluca Savoini si difende dalle accuse sul Russiagate italiano. E la vicenda presenta numerosi lati oscuri che dovranno essere chiariti

Immagine d'archivio
Immagine d'archivio

Spopola su tutti i media il Russiagate in salsa italiana: protagonista Gianluca Savoini, Presidente dell'Associazione Lombardia-Russia. Il sito americano Buzzfeed ha diffuso la trascrizione di una conversazione a sei (tre italiani e tre russi) svoltasi nell’ottobre scorso nel lussuoso salone dell’Hotel Metropol’ a Mosca. Secondo la ricostruzione del giornalista Alberto Nardelli, si sarebbe parlato dei soldi (65 milioni di euro) da far arrivare alla Lega in vista della campagna elettorale per le Europee. È lo stesso Savoini a smentire le accuse di un'inchiesta che presenta numerosi lati oscuri.

Intervistato da Libero, Gianluca Savoini racconta: "È una cosa schifosa, una porcheria, non c' è nulla di nulla! La Lega non ha mai preso un centesimo o un rublo dalla Russia, è facilmente verificabile. Hanno piazzato microfoni, intercettato, magari hanno anche mandato qualcuno a recitare una parte. Però guardi, chi di dovere, visto che questi vogliono solo rompere i coglioni a un esponente di governo, riuscirà a capire chi ha registrato, e allora ci sarà da ridere, soprattutto se il mandante è qualcuno che ha voluto creare ad arte questo casino, chissà. Vedrà che si capirà tutto".

Savoini smentisce le accuse di Buzzfeed

Secondo Buzzfeed, la riunione sarebbe durata poco più di un’ora: l’obiettivo era la vendita di 3 milioni di tonnellate di petrolio all’Eni da parte di un’importante compagnia petrolifera russa. Il valore della vendita sarebbe stato di circa 1,5 miliardi di dollari. Da questa transazione, secondo Buzzfeed, sarebbe avanzati 65 milioni di dollari, quella che (secondo la ricostruzione) sarebbe stata la contropartita per la Lega. Gianluca Savoini smentisce tale ricostruzione: "Ma per favore! Denuncio chiunque mi attribuisca azioni illegali: sto facendo la cernita dei giornali. Ma le pare poi che certi colossi mondiali abbiano bisogno di me per fare affari? Con tutti gli uffici che Eni ha nel mondo vuole che scelga la hall di un albergo in mezzo a decine di persone per trattare? Non scherziamo" sottolinea il Presidente dell'Associazione Lombardia-Russia interpellato da Libero.

Sul presunto accordo "da chiudere velocemente", l'ex direttore dell'ufficio stampa di Regione Lombardia osserva: "Va chiarita una cosa: non era una riunione, io mi alzavo, andavo in giro, parlavo con tutti. Ripeto: non ci siamo dati alcun appuntamento e non ho la minima idea di cosa dica la gente quando non ci sono. Chi lancia queste accuse ne dimostri la fondatezza, ma non ci riuscirà mai. Ho lavorato in ministeri - prosegue - nelle istituzioni regionali, non ho mai avuto la minima contestazione, ci sarà un motivo". E sul suo ruolo nella Lega di Matteo Salvini, Savoini chiarisce di non ricoprire nessun ruolo specifico. "Sono iscritto da sempre - afferma - conosco Salvini da 25 anni e ogni tanto mi limito ad aiutarlo nei rapporti con Mosca".

Secondo il presidente di Lombardia-Russia, "è evidente che si tratta di un tentativo di dare fastidio a Salvini".

Tutti i lati oscuri dell'inchiesta

In attesa che le parole di Savoini vengano più o meno confermate, se parliamo di Russia e di Buzzfeed, non possiamo ignorare il ruolo controverso del sito americano nel Russiagate. Fu proprio il sito americano a pubblicare, il 10 gennaio 2017, il dossier redatto dall’ex spia britannica Christopher Steele dal quale emergevano contatti frequenti tra lo staff di Donald Trump e gli intermediari del Cremlino durante la campagna elettorale del 2016. Un dossier che poi si è rivelato essere in larga parte infondato e falso, come lo stesso ex membro dell’agenzia di spionaggio per l’estero della Gran Bretagna ha ammesso in seguito.

Inoltre, l’inchiesta di Buzzfeed – che riprende ciò che aveva già in buona parte pubblicato L’Espresso a febbraio – non è stata in grado di determinare né l’identità dei russi che hanno partecipato all’incontro né degli accompagnatori italiani di Savoini. Né tantomeno di accertare se i soldi di cui si parla sono poi finiti effettivamente nelle casse della Lega. E questo non è un dettaglio di poco conto. Come sottolinea anche Fulvio Scaglione su l'Inkiesta, "tutta quella storia che Rosneft o Lukoil, compagnie petrolifere di Stato russe e tra le maggiori del mondo, farebbero così e cosà, vendendo il greggio sotto costo, e che l’Eni (amministratore delegato De Scalzi, nominato con il Governo Renzi e confermato con il Governo Gentiloni) lo comprerebbe invece a prezzo pieno, e la differenza se la papperebbero la Lega e i suoi amici russi, e tutto organizzato da Savoini… Per carità, se ne vedono di ogni. Ma in mancanza di prove concrete e non di sole parole, pare una cosa alla Totò e Peppino".

La stessa Eni ha smentito la ricostruzione di Buzzfeed. "Eni ribadisce con fermezza di non aver preso parte in alcun modo a operazioni volte al finanziamento di partiti politici. Peraltro, l’operazione di fornitura descritta non è mai avvenuta. Eni, in presenza di qualsiasi illazione volta a coinvolgerla in presunte operazioni di finanziamento a parti politiche, si riserverà di valutare le opportune vie legali a tutela delle propria reputazione" chiarisce la compagnia in un comunicato. Insomma, una spy-story dai lati oscuri e un'inchiesta - quella del sito americano - che lascia molti dubbi e poche certezze..

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