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Pasti buttati dagli immigrati, la grillina: "Non digeriscono la pasta"

A Pozzallo buttato via il cibo per gli immigrati. Per la Lorefice il problema è la pasta: "Non la digeriscono". E suggerisce di adeguare gli orari al ramadan

Pasti buttati dagli immigrati, la grillina: "Non digeriscono la pasta"

Gli sbarchi di clandestini non si arrestano. Complice il bel tempo, il Mediterraneo riversa decine di migliaia di disperati sulle nostre coste. C'è chi fugge dalla guerra e chi cerca semplicemente un lavoro. E, mentre in Italia dilagano disoccupazione e povertà, il fallimento dell'operazione "Mare nostrum" si trasforma in un costo abnorme per le casse pubbliche. Le forze della Marina Militare sono impegnate giorno e notte per salvare i barconi in difficoltà, i centri di prima accoglienza sono al collasso e gli enti locali sono obbligati a ospitare migliaia di immigrati che non sanno nemmeno dove mettere. Eppure per la grillina Marialucia Lorefice la vera emergenza è il tipo di cibo fornito agli stranieri appena sbarcati. Pasta e carne non vanno bene: hanno abitudini alimentari e culturali diverse e, a suo dire, lo Stato italiano è chiamato ad adeguarsi alle loro esigenze.

La scorsa settimana la Lorefice ha depositato un'interrogazione sul problema della gestione dei pasti nei centri di prima accoglienza. Lo spunto sono state le fotografie scattate al Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo: cassonetti della spazzatura stracolmi di decine e decine di portate di cibo ancora avvolte nel cellophan. Qualcuno dentro la struttura ha fotografato lo spreco e le immagini rimbalzate sul sito locale Ragusanews e riportate dal Giornale hanno creato un vespaio senza precedenti. Pasta, carne e frutta: tutto pagato dai contribuenti, tutto finito tra i rifiuti. Uno spreco su cui è già stata aperta un'inchiesta amministrativa interna alla struttura. E qui è scesa in campo la Lorefice. Non perché sanamente imbarazzata dallo spreco, bensì sulla dieta a cui sarebbero "obbligati" gli stranieri. "Sebbene quelli offerti rispondono alle caratteristiche dieta mediterranea, la migliore, i migranti provengo da zone in cui sono abituati a nutrirsi di cose ben diverse - si legge sulla pagina Facebook della grillina - questo significa che anche la semplice pasta diventa per loro un problema. Non riescono a digerirla". Non solo. A suo dire il problema si porrebbe anche per la carne che i musulmani non possono mangiare.

Per tutelare "le tradizioni religiose" degli islamici, la grillina ha addirittura mobilitato la prefettura di Ragusa e il Viminale. Al ministro dell'Interno Angelino Alfano è stato chiesto di estendere le linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica e di "modificare gli orari di distribuzione dei pasti, conseguentemente a particolari periodi di preghiera come quello attuale del ramadan". Una richiesta che ha destato non poche polemiche. Il leghista Davide Boni, per esempio, twitta stupito il contenuto dell'interrogazione. Non è l'unico. In uno stato di emergenza come questo, preoccuparsi della dieta degli stranieri ha scatenato un feroce dibattito sulla rete. Tanto che la Lorefice si è vista costretta a fare un secondo post su Facebook per spiegare le proprie intenzioni: "L'Italia non è un Paese razzista, siamo stati e siamo popolo di emigranti anche noi. Chi si spaventa dello straniero, di un pasto dato nel rispetto di una religione diversa è un debole".

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Riceviamo e pubblichiamo:
In riferimento alla frase del giornalista che sostiene come la sottoscritta di non sia "sanamente imbarazzata dallo spreco", bensì dalla dieta a cui sarebbero "obbligati" gli ospiti del Cspa, intendo sottolineare che la ragione prima dell’interrogazione è legata alla gestione delle eccedenze. Proprio per evitare ulteriori sprechi, come può essere facilmente compreso attraverso la lettura del testo Tengo poi a far presente che non è la sottoscritta ad affermare che lo Stato italiano è chiamato ad adeguarsi alle esigenze degli ospiti dei Cspa, ma che questo è previsto nel capitolato speciale d’appalto, nel quale è scritto testualmente che "dovranno essere rispettati tutti i vincoli costituiti dalle regole alimentari dettate dalle diverse scelte religiose".

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