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Approvati manovra 2019 e decreto fiscale. Da febbraio via a quota 100

M5s e Lega accelerano sul fronte previdenziale. Addio alla Fornero anticipato di due mesi. Sforbiciata agli assegni sopra i 4.500 euro: risparmio da un miliardo di euro

Approvati manovra 2019 e decreto fiscale. Da febbraio via a quota 100

L'accordo sulla pace fiscale alla fine c'è, i tagli alle pensioni d'oro pure, la riforma della legge Fornero con quota 100 prenderà il via già da febbraio. Per i dettagli bisognerà aspettare ancora ma dopo un fine settimana ad alta tensione, riunioni disertate e l'ennesimo vertice fiume di lunedì pomeriggio - circa due ore e mezza - i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno trovato l'accordo sui principali punti della manovra. Il documento programmatico di Bilancio dovrà essere caricato sul portale della Commissione europea per iniziare il percorso che porterà, entro fine mese, alla promozione o alla bocciatura da parte di Bruxelles.

"Dopo averlo dimostrato sull'immigrazione e la sicurezza, anche su temi economici continuiamo a mantenere le promesse con gradualità e coraggio. Fornero, flat tax, Equitalia: anche su questi temi siamo il cambiamento", ha esultato Salvini (video), mentre su Facebook Di Maio gli ha fatto eco: "Questa non èuna semplice manovra, è un nuovo contratto sociale che lo Stato stipula con i cittadini". Oggi il governo gialloverde ha trovato la quadra su due questioni spinose: la quota 100 che darà il via all'addio alla Fornero e la pace fiscale. Negli ultimi giorni era emersa l'ipotesi di uno slittamento di quota 100 ad aprile. Adesso il cambio di rotta: l'uscita dal lavoro a 62 anni con 38 anni di contributi di fatto partirà a febbraio. Con due mesi di anticipo sulla tabella di marcia prevista verrà posta la parola fine sulla legge Fornero. In questo modo il governo e la sponda leghista accelerano sulla riforma principale che prevede il sistema pensionistico.

"Sono stanco ma estremamente soddisfatto", ha ammesso Salvini, nel corso della conferenza stampa che ha fatto seguito all'approvazione della manovra economica. "Manteniamo gli impegni presi, gradualmente ma con coraggio, a partire dallo smontare mattone per mattone la legge Fornero, restituendo il diritto alla pensione già dal prossimo 2019, senza penalizzazioni di alcun tipo". Nel vertice che ha anticipato il Consiglio dei Ministri è stata anche chiarito il punto che riguarda il taglio alle pensioni d'oro. Negli ultimi giorni è scoppiata una guerra delle cifre tutta interna al governo su quanto si ricaverebbe dalla sforbiciata. Per Di Maio l'obiettivo è un miliardo che andrebbe a finanziare l'aumento delle pensioni minime portandole a 780 euro. Il taglio era previsto già nel decreto fiscale, ma il sottosegretario Giancarlo Giorgetti ha frenato i Cinque Stelle chiudendo le porte all'inserimento delle sforbiciate nel decreto. I grillini però hanno rilanciato inserendo il taglio delle pensioni d'oro nella legge di Bilancio con un ricavo di un miliardo nei prossimi tre anni. Alla modifica della riforma Fornero con lo schema "quota 100" saranno destinati "7 miliardi lira più, lira meno" nel primo anno. Così il governo punta a "dare una sostanziosa iniezione di ossigeno" per 400mila italiani. Si partirà, dunque, con lo schema "62-38 per quest'anno" con cui Salvini conta di dare "inizio a un percorso che vale sette miliardi quest'anno. È chiaro che l'obiettivo finale è azzerare tout court la Fornero inserendo quota 41".

Con la tanto discussa pace fiscale, contenuta nel decreto collegato alla manovra, si potrà sanare la propria posizione presentando una dichiarazione integrativa su cui ci sarà una tassazione al 20% sul maggiore imponibile Irpef dichiarato nei 5 anni precedenti, con un massimo dichiarabile di un terzo sull'imponibile dell'anno precedente. Il tetto, come chiedevano i Cinque Stelle, è fissato a 100mila euro, e in più i pentastellati portano a casa la rassicurazione che "non ci sarà nessun salvacondotto" ma anzi "per gli evasori ci sarà la galera". Non basta. Di Maio rivendica l'impegno su una nuova rottamazione: via sanzioni e interessi per tutti su cartelle e liti, con pagamento dilazionato in 20 rate trimestrali, cioè in cinque anni.

Lo stralcio riguarda le cartelle sotto i mille euro ante 2010: si tratta del 25% del magazzino fiscale per circa 10 milioni di contribuenti.

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