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Il premier blinda il patto giallorosso: "Ora chiariamoci e ripartiamo"

Ieri si è chiuso il primo giro ma si è ancora ben lontani dalla conclusione. Fdi e Lega lo snobbano, oggi si replica con Pd e M5s

Il premier blinda il patto giallorosso: "Ora chiariamoci e ripartiamo"

Di forma tanta. Tra foto, strette di mano e flash dei fotografi. Di sostanza (politica) poca. Il premier incaricato Giuseppe Conte termina il primo giro di consultazioni con un pugno di mosche in mano. Non c'è accordo su programma e squadra dei ministri. Oggi riprendono gli incontri con Pd e grillini per trovare l'intesa. Il Conte bis non parte. Lo stallo è creato dalle parole di Luigi di Maio, leader del M5s, ultimo partito a incontrare l'avvocato del popolo a Montecitorio: «Oggi il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte potrebbe dar vita a un Conte bis. Uso il condizionale perché in qualità di capo politico del M5S sono stato e siamo stati molto chiari: o siamo d'accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti. Abbiamo riassunto i nostri principali obiettivi in un documento consegnato al presidente del Consiglio: alcuni di questi li consideriamo imprescindibili, o entrano nel programma di governo o non si parte». E il capogruppo dei Cinque stelle al Senato Stefano Patuanelli poi rincara la dose a SkyTg24. Parole che spiazzano Pd e renziani. Andrea Orlando affida a Twitter la replica: «Se Di Maio vuole tornare al voto, lo dica chiaramente». Agli occhi di Conte si materializza lo scenario di una strada in salita verso la seconda esperienza a Palazzo Chigi. Conte è irritato ma blinda il patto: ««Chiariamoci e ripartiamo col piede giusto».

Quella che doveva essere la giornata della fumata bianca conduce la trattativa in un vicolo cieco. Al termine delle consultazioni, il premier incaricato non rilascia dichiarazioni. Segnale di una frenata. Ma si dirige nell'ufficio di Palazzo Chigi per incontrare le delegazioni di Pd e M5s.

L'ipotesi di chiudere l'intesa nel fine settimana e salire al Colle con i nomi dei ministri a inizio della prossima si allontana. Ritorna l'opzione, in caso di fallimento della trattativa, di rimettere il mandato nelle mani del capo dello Stato Sergio Mattarella. L'atteso via libera, dopo i colloqui con i due azionisti della maggioranza, non arriva. Dal Pd Conte incassa appoggio e segnali positivi.

Dal Movimento arriva, al contrario, la doccia gelata. E poi un post, pubblicato sul blog delle Stelle, conferma il passaggio sulla piattaforma Rousseau prima del voto di fiducia al nuovo governo in Parlamento. Altro ostacolo verso il Conte bis.

Nulla si aspettava, invece, il premier dagli incontri della mattina. Fratelli di Italia e Lega si presentano senza i due leader, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Il Carroccio consegna al premier l'annuncio che non farà dimettere i presidenti delle commissioni. Mentre Matteo Renzi - in un'intervista al Messaggero - suggerisce i ministri al futuro capo del governo. Le mine lungo il percorso che dovrebbe condurre Conte nuovamente a Palazzo Chigi spuntano ovunque. E non è detto che l'operazione, con tutte queste incognite, vada in porto. Il presidente Mattarella ha chiesto ministri all'altezza e programma chiaro.

Per ora non sussiste nessuna delle due condizioni.

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