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Ramelli, Fausto, Iaio e la fine degli anni di Piombo

Erano in molti ad aver già messo nel mirino il primo discorso da seconda carica dello Stato di Ignazio La Russa, per sfregio in questi giorni chiamato Benito, il suo secondo nome.

Ramelli, Fausto, Iaio e la fine degli anni di Piombo

Erano in molti ad aver già messo nel mirino il primo discorso da seconda carica dello Stato di Ignazio La Russa, per sfregio in questi giorni chiamato Benito, il suo secondo nome. «Sono stato sempre un uomo di parte. Di partito più che di parte, ma in questo ruolo non lo sarò». Arringa da principe del foro con cui ha disinnescato le munizioni citando l'insegnamento del padre Antonino, già senatore della Repubblica e di quel «ministro dell'armonia» che fu Pinuccio Tatarella. Solo la premessa del passaggio con cui chiede all'aula e al Paese di chiudere gli Anni di piombo (e di spranghe) ricordando «la drammatica stagione delle violenze, del terrorismo politico e dei tanti ragazzi, di ogni colore politico, che hanno perso la vita solo perché credevano in degli ideali». Citando studenti, servitori dello Stato, giornalisti, imprenditori e politici. «Le loro storie rappresentano un portato che ancora oggi è e deve essere una stella polare. Di nomi dovrei forse farne tanti», ma alla fine farà quello di Luigi Calabresi che nell'emozione chiamerà ispettore anziché commissario e «per restare nella mia Milano, quelli di tre ragazzi: un militante di destra, Sergio Ramelli che ho conosciuto e di cui sono stato anche avvocato di parte civile e due di sinistra, i cui assassini non sono mai stati trovati, Fausto e Iaio. Mi inchino anche davanti alla loro memoria». Abbastanza per leggere la sua intenzione di rivestire la carica di presidente del Senato con i crismi della pacificazione, nonostante il suo evidentemente coinvolgimento anche personale nella tragedia del diciottenne esponente del Fronte della gioventù sprangato a morte dai militanti rossi di Avanguardia operaia sotto gli occhi della mamma Anita. Parole che rimandano a un predecessore illustre come il presidente della Camera Luciano Violante che nel discorso di insediamento nel 1996 chiese a tutti di sforzarsi di capire i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e della libertà». Con gran scandalo a sinistra, mentre ieri a destra si è applaudito. Istituzionalizzando senza più dubbi il faticoso percorso degli ex missini che di lezioni di democrazia non hanno bisogno.

Soprattutto dai trinariciuti della sinistra.

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