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Il ritorno dello "zio Gianni". Letta decisivo nelle scelte Fi

Il ruolo nel risiko delle aziende pubbliche. Suo successo la nomina di Scaroni all'Enel

Il ritorno dello "zio Gianni". Letta decisivo nelle scelte Fi

«Zio Gianni», lo chiamano tra gli azzurri e c'è più deferenza fiduciosa che facile familiarità nel soprannome. Perché se c'è un momento difficile per Forza Italia, e questo certo lo è con Silvio Berlusconi in terapia intensiva da 10 giorni, Letta è presente: solido, moderato, sottile, garbato. Un punto di riferimento contro ogni sbandamento per famiglia, dirigenti politici anche manager aziendali. Lui, semplicemente, sa che cosa fare. Domani compie 88 anni, ma guarda sempre al futuro. È vero, per mesi sembrava scomparso, ritiratosi senza rumore per lasciare spazio ad un «cerchio magico» attorno al Cavaliere che aveva suggerito scelte per lui non condivisibili. L'eminenza grigia di Forza Italia, il grande consigliere e amico fidatissimo da decenni del leader azzurro, non si sarebbe mai messo in competizione con chi considerava «dilettante» della politica. Quando a luglio scorso Mario Draghi si è ritrovato improvvisamente in bilico sul portone di Palazzo Chigi, da lì come dal Quirinale hanno cercato Letta per avere spiegazioni, ma non era lui a gestire l'operazione. Quando per l'elezione di Ignazio La Russa alla presidenza del Senato Fi ha inaspettatamente fatto mancare i suoi voti al centrodestra, lui ha detto a Silvio con la consueta franchezza che errori del genere non si possono fare. Poi il quadro è cambiato, Berlusconi ha riorganizzato i vertici del partito anche su consiglio della famiglia, rimettendo Fi su una linea convintamente governista, senza distinguo e controcanti dannosi. Allora Gianni Letta è tornato in primo piano, senza fanfare, come regista nella difficile partita delle nomine nelle società partecipate pubbliche. Serviva la sua diplomazia e la sua capacità di dialogo con gli alleati Giorgia Meloni e Matteo Salvini, per superare le resistenze ed evitare trabocchetti, per ottenere alla fine tutto ciò che Fi poteva sperare, a cominciare dal ritorno di Paolo Scaroni all'Enel come presidente. Sabato, alla vigilia di Pasqua, Letta è arrivato al San Raffaele di Milano per vedere Silvio ricoverato. All'uscita ha sfoggiato il suo sorriso più convincente per assicurare ai cronisti che il Cav sta «meglio di quanto pensassi» e fargli gli auguri di «rinascita se non di resurrezione», con una delle sue frasi fulminanti. Il mercoledì prima, quando l'ex premier è stato ricoverato per la polmonite complicanza di una leucemia cronica, è stato a Letta che Sergio Mattarella si è rivolto per avere notizie e mandare i suoi auguri al Cav. Quirinale, Palazzo Chigi, tutti i Palazzi del potere fanno riferimento a lui quando si tratta di Berlusconi e di Fi. Fin dal lontano 94 in cui fece incontrare Oscar Luigi Scalfaro con Berlusconi, che poi lo volle sempre accanto nei suoi governi come sottosegretario alla Presidenza. Dopo una vacanza di qualche mese ora «zio Gianni» è di nuovo nel suo ruolo, può continuare a dare risposte, mediare, trattare, suggerire, fare sintesiIl ruolo dell'«uomo al servizio delle istituzioni», senza tessere di partito neppure quella di Fi. Un altro flash si è avuto il 12 aprile, quando Letta all'anniversario dei 171 anni dalla nascita della Polizia si è incontrato con il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, insieme a Maurizio Gasparri al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e ad altri. Con il coordinatore nazionale azzurro, che dall'ultimo restyling nel partito ha ottenuto nuova forza, Letta ha sempre avuto un ottimo rapporto, s'intendono anche caratterialmente all'insegna della moderazione.

E, indipendentemente da quando e come avverrà il ritorno in campo del Cav, ora hanno un compito importante da svolgere insieme per rilanciare Fi.

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