Il business dell'immigrazione

La rivolta dei sindaci italiani: "Tasse sul business migranti"

Da Nord a Sud, amministratori locali sulle barricate. Non possono chiudere i centri di accoglienza. Così attaccano il business delle cooperative

La rivolta dei sindaci italiani: "Tasse sul business migranti"

"Non possiamo fare nulla, abbiamo le mani legate. I prefetti ci mandano i migranti e non non possiamo opporci". Sembra ancora di sentirli i sindaci di tutta Italia: lamentele contro l'accoglienza dei richiedenti asilo, centri profughi che crescono come funghi, prefetture che non si coordinano con i primi cittadini e proteste ad oltranza "perché così ci scavalcano".

Fino a pochi mesi fa gli amministratori locali subivano le decisioni del governo senza poter far nulla. Ora le cose sono cambiate. E non tanto (o non solo) per il calo degli sbarchi e la nuova "dottrina Minniti". Ma soprattutto perché hanno trovato il modo per mettere i bastoni tra le ruote alle cooperative dell'accoglienza e ad uno Stato "che riempie i nostri borghi di immigrati".

Tassa sul profugo

Un sindaco, come noto, non può opporsi alle scelte del Prefetto in tema di immigrazione. Ma può firmare alcuni decreti per costringere le coop che operano nel suo territorio a pagare più imposte. È così che Matteo Camiciottoli, primo cittadino di Pontivrea, si vanta di aver liberato dagli immigrati il suo paesino da 847 abitanti in provincia di Savona. Nel marzo scorso con un decreto ha equiparato le abitazioni affittate alle cooperative agli hotel, costringendo i proprietari a pagare l'Imu e la Tari come se fossero strutture commerciali. Poi ha imposto una tassa di soggiorno da 2,5 euro al giorno per ogni profugo accolto. E per finire, qualora uno graditi ospiti commettesse un reato, il Comune è pronto a presentare il conto alle associazioni costituendosi in sede legale per chiedere loro un (lauto) risarcimento.

Risultato finale: dopo nove mesi a Pontivrea non ci sono più buonisti disposti a farsi carico dei migranti. Costi troppo alti. "Ho dimostrato che l'accoglienza è un business - esulta ora Camiciottoli - Sono andato a colpire le cooperative nel portafogli".

In breve tempo la mossa del primo cittadino della Lega Nord fa scuola. A maggio a Lucca il candidato sindaco Donatella Buonriposi inserisce nel programma elettorale lo stesso balzello sul soggiorno degli immigrati ideato a Pontivrea. A Tortona Gianluca Bardone avvia verifiche sulla posizione della Tari delle coop, scoprendo che le case adibite a centri di accoglienza pagano le tasse come se fossero utenze domestiche, nonostante producano più rifiuti degli alberghi. E così le inserisce nella stessa categoria Tari delle case di riposo, triplicandogli - di fatto - l'importo delle imposte.

E pensare che a Rovigo il leghista Massimo Bergamin già un anno fa aveva annunciato di voler chiedere tra i 3,5 e i 5 euro al giorno a migrante alle associazioni che li ospitano. Su di lui si scatenò una bufera politica, ma ora il vento è cambiato. Per esempio tira un'altra aria a Genova, dove pochi giorni fa l'assessore Stefano Garassino si è detto pronto a contrastare il "business dei profughi che ci ha rotto le palle". In che modo? Obbligandole a fornire un elenco dei profughi prima del loro arrivo (pena: una multa) e costringendole a pagare un balzello in stile Pontivrea. Si parla di 2,5 euro al giorno a profugo e le coop sono già in rivolta.

Dove i sindaci sposano le linee buoniste, ci pensano le opposizioni a smuovere le acque. A settembre ad Arezzo il consigliere comunale Roberto Bardelli chiede al Comune di impedire la partecipazione a nuovi bandi della prefettura. In che modo? Introducendo una tassa di soggiorno sul profugo. Il motivo? "I migranti producono reddito". Quindi vanno pagate più imposte. E lo stesso provano a fare le minoranze a Città di Castello (Umbria) e a Merate (Toscana).

Scatta la multa

Per chi non ama aumentare le i balzelli, c'è sempre la strada delle multe. Come a Palazzago (Bergamo), dove ad agosto il sindaco ha inventato una nuova contravvenzione pensata appositamente per i proprietari di case che stipulano un affitto con le cooperative d'accoglienza. O informano il Comune entro 48 ore dalla sottoscrizione dei contratti di locazione, oppure dovranno versare fino a 15mila euro di contravvenzione. Un salasso. E per non essere da meno la collega di San Germano Vercellese, Michela Rosetta, ha annunciato una multa da 150 a 500 euro a chi affitta la casa agli immigrati. Coop avvisata, mezza salvata.

Più innovativo invece il sistema dei sindaci leghisti di Borgosesia e San Germano: hanno deciso di sanzionare quelle cooperative i cui ospiti vengono beccati a chiedere l'elemosina in giro. Il profugo fa accattonaggio? Paga l'associazione che avrebbe dovuto tenerlo a bada.

Tutti contro il business immigrazione

E non pensate che la rivolta degli amministratori locali sia una questione solo leghista. Sono in tanti a lamentare l'incapacità dello Stato di gestire il fenomeno immigrazione. E così accade che Alice Zanardi, sindaco Pd di Codigoro (Ferrara), annunci di voler diversificare le tassazioni per le coop dei migranti, aumentandogli le tasse e emettendo un decreto per inviare controlli sanitari e fiscali. Matteo Renzi la sconfessò, dicendo pubblicamente che si trattava di una scelta sbagliata. Ma il disagio rimane.

E il business pure.

Commenti