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"Vecchia mummia", "Arrogante". Bordate in Aula tra Salvini e Conte

Il leghista attacca Pd e M5s: "Siete passati dalla rivoluzione ai voti di Casini, Monti e Renzi. Ora siete minoranza nel Paese". Poi a Conte: "La tua poltrona è figlia della slealtà"

"Vecchia mummia", "Arrogante". Bordate in Aula tra Salvini e Conte

"Non la invidio, presidente Conte...". Nel giorno della fiducia a Palazzo Madama, Matteo Salvini attacca frontalmente gli ex alleati (video). "Siete passati dalla rivoluzione al voto di Casini, Monti e Renzi", dice invitandoli a essere coerenti e non fare retromarcia su misure come quota 100 e i decreti Sicurezza solo per fare dispetto a lui. "Io stasera, quando chiamerò i miei figli, gli parlerò a testa alta, con una poltrona in meno ma tanta dignità in più". E, poi, puntando il dito contro il posto del presidente del Consiglio tuona: "Quella poltrona è figlia di slealtà". La tensione, al Senato, è violentissima. E Giuseppe Conte non fa nulla per stemperarla: "Non vedo alcuna dignità nei suoi voltafaccia". Bordate violentissime tra quelli che meno di due mesi fa erano alleati e che oggi sono a tutti gli effetti avversari. O meglio: nemici.

"Conte aveva detto che sarebbe tornato alla sua professione e invece è lì, inchiodato alla poltrona come le vecchie mummie della prima repubblica". Durante l'intervento al Senato, acclamato dai colleghi leghisti che a più riprese scandiscono slogano come "Dignità, dignità", Salvini non fa sconti a nessuno: rinfaccia al premier di aver formato un governo solo sulla base delle "convenienze" di due partiti diametralmente opposti, accusa Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti di essersi messi insieme per vincere la "paura di tornare a casa" e biasima la nuova maggioranza giallorossa di essere "minoranza in tutto il Paese". "Potete scappare per qualche mese ma non potete scappare all'infinito", li avverte ricordando loro che fra poche settimane ci saranno le elezioni regionali. "A meno che non vi inventiate qualcosa - incalza - la liberazione dal Pd potrà diventare realtà nei prossimi mesi". E quel "qualcosa" potrebbe essere proprio il nuovo sodalizio tra Cinque Stelle e democratici che sta prendendo piede anche a livello locale. Le amministrative saranno sicuramente la cartina di tornasole per intravedire l'orientamento di voto degli italiani anche a livello nazionale e carpire un primo giudizio sul nuovo governo. Un governo che, durante il suo intervento in Aula, il leader leghista definisce "legittimo formalmente ma abusivo sostanzialmente", anche perché la sua esistenza viene affidata a senatori a vita "che vengono qui (a Palazzo Madama, ndr) ogni tanto".

Salvini conta di "tornare presto al Viminale" ma, finché la maggioranza giallorossa terrà e non si travederanno all'orizzonte nuove elezioni, è ben determinato a portare avanti una opposizione senza esclusione di colpi. Non farà alcuno sconto alla nuova maggioranza quando proverà a ripristinare la legge Fornero o a cancellare i decreti Sicurezza per riaprire i porti agli sbarchi e far ripartire il business dell'accoglienza (video), come non tacerà quando Conte tornerà a inchinarsi all'Unione europea come ha fatto con la cancelliera Angela Merkel quando le ha chiesto qualche consiglio su come farlo fuori (video). "Noi vogliamo un'Italia a testa alta - spiega - l'immagine dell'uomo che sussurrava alla Merkel non fa bene al Paese...". D'altra parte, conclude, "lo stile è sostanza" e "non dipende solo dalla cravatta, dalla pochette e dal capello ben pettinato...".

Tra tutti, nel governo, è Conte quello che maggiormente incassa i colpi del leader leghista. E dopo averne presi una caterva replica con altrettanta durezza, non tanto nel merito quanto nei toni. Lo accusa di essersi dimostrato "arrogante", di essere arrivato "unilateralmente" alla crisi di governo e di aver cercato di "prendere i pieni poteri". Questo li ha portati ad essere non tanto avversari quanto veri e propri "nemici". "Non nemici - gli urla Salvini da suo scranno - ma poltronari". È la resa dei conti, la fine di un'alleanza mai del tutto digerita. E ora la guerra (politica) non può che avere inizio.

In parlamento e nelle piazze di tutto il Paese.

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