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"Savoini non faceva parte della delegazione di Salvini"

Palazzo Chigi conferma su Gianluca Savoini che "nessun costo o missione è stata mai posta a carico della Presidenza" e che il presidente di Lombardia-Russia "non faceva parte della delegazione" del vicepremier Matteo Salvini durante il viaggio a Mosca del 16-18 ottobre 2018

"Savoini non faceva parte della delegazione di Salvini"

"Si sta parlando di aria fritta, non mando io mail dal Viminale, parliamo di una vicenda surreale dove si parla di una trattativa di 3 milioni di tonnellate di petrolio... siamo seri. Non abbiamo mai visto nè toccato un euro o un rublo. Se qualcuno si diverte a occuparsi di pranzi e cene lo faccia pure, ma io ho cose più importanti di cui occuparmi". Lo ha detto il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini intervenendo a 24Mattino su Radio 24, commentando la presunta mail del Viminale per accreditare Gianluca Savoini a Mosca. "Agli incontri del signor Ministro con le autorità russe saranno presenti anche l’onorevole Claudio D’Amico e il dottor Gianluca Savoini": è questa la mail che, secondo il Corriere della Sera, smentisce la versione di Salvini. È stata inviata mercoledì 11 luglio 2018 alle 15.27 dal capo cerimoniale del ministero dell’Interno all’Ambasciata italiana a Mosca.

Il leader leghista, scrive sempre il quotidiano di via Solferino, ha sempre negato che il Presidente dell'Associazione Lombardia-Russia GianlucaSavoini - indagato per corruzione internazionale insieme all'avvocato Gianluca Meranda e a Francesco Vannucci a seguito dell'incontro del Metropol di Mosca del 18 ottobre 2018 - facesse parte della delegazione ufficiale, ma "i documenti allegati alla relazione consegnata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Parlamento ricostruiscono ogni passaggio". Inutile negarlo: Matteo Salvini ha commesso un grave errore politico e di comunicazione scaricando in un primo momento il Presidente di Lombardia-Russia - Savoini chi? - e facendo quasi finta di non conoscerlo.

D'altra parte, il fatto che Savoini sia stato accreditato dal Viminale non è assolutamente notizia. Infatti, Gianluca Savoini non fa parte formalmente "dello staff di Salvini" ma ha sempre partecipato alle iniziative - soprattutto a Mosca - in qualità di presidente dell'associazione Lombardia-Russa né ricopre all'interno del partito un ruolo specifico anche se è leghista da sempre. Come abbiamo scritto nei giorni scorsi, anche al foro di dialogo Italo-russo del 4 luglio 2019, svoltosi presso la Sala Conferenze Internazionali della Farnesina, Savoini è accreditato come "Associazione culturale Lombardia-Russa" e non in qualità di collaboratore di Matteo Salvini. L'ex capo dell'ufficio stampa di Roberto Maroni in Regione Lombardia non ha mai fatto mistero delle sue idee e basta aprire il sito dell'associazione per capire di cosa si tratta: ciò non fa di lui un consigliere del vicepremier. È semplicemente il presidente di un'associazione che gravita attorno al partito ed è perfettamente naturale che venga invitato agli eventi in cui si parla di Russia o siano presenti rappresentanti del governo del Cremlino o lo stesso Vladimir Putin in persona.

A conferma di ciò, come riporta il Corriere della Sera, citando una nota ufficiale di Palazzo Chigi: "Per quanto il signor Gianluca Savoini, nessun costo o missione è stata mai posta a carico della Presidenza non esistendo alcun rapporto di collaborazione e/o consulenza del signor Savoini e in occasione della missione del 16-18 ottobre 2018 il signor Savoini non ha fatto parte della delegazione al seguito del Vice Presidente Salvini". La conferma, dunque, è ora ufficiale: il Presidente di Lombardia-Russia non ha alcun rapporto di collaborazione - se non dei rapporti evidentemente politici - e anche nella missione del 16-18 non faceva parte della delegazione ufficiale. Questa è la vera notizia.

Tutto è nato dall'inchiesta di Buzzfeed, il giornale del falso dossier sul Russiagate americano, secondo il quale, durante l’incontro del 18 ottobre all'Hotel Metropol di Mosca si sarebbe parlato anche dei soldi (65 milioni di euro) da far arrivare alla Lega in vista della campagna elettorale per le Europee, attraverso una triangolazione con l’Eni per la vendita di 3 milioni di tonnellate di petrolio dalla Russia all’Italia. Ad oggi non ci sono notizie né di rubli né di petrolio e sull'inchiesta del giornale liberal americano ci sono fortissimi dubbi. Nel frattempo la giustizia fa il suo corso.

L'avvocato di Savoini, Lara Pellegrini, ha presentato un'istanza al Tribunale del Riesame per chiedere la revoca del sequestro del cellulare e delle carte trovate a casa sua dalle Fiamme Gialle poche ore prima dell'interrogatorio. La Procura, a questo punto, depositerà entro la metà della prossima settimana al Riesame i documenti che riterrà necessari in vista dell'udienza nella quale si discuterà il dissequestro del materiale. Un passaggio importante, perché potrebbe rivelare alla difesa importanti elementi di prova a carico dell'ex portavoce di Matteo Salvini. Dopodichè spetterà all'avvocato Pellegrini depositare una memoria per conto di Savoini in vista dell'udienza davanti ai giudici del Riesame, che si terrà entro la prima settimana di agosto.

Nel frattempo gli inquirenti e le Fiamme Gialle andranno avanti ad analizzare il molto materiale trovato a casa di Savoini, del legale romano Gianluca Meranda e l'ex bancario Francesco Vannucci.

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