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Lo "schiaffo" di De Bortoli a Rcs. Passa a Longanesi e sfida Mieli

Ora gli ex direttori del Corriere sono presidenti di case editrici rivali: sul mercato il Gruppo Mauri Spagnol è a un passo da Rizzoli

Lo "schiaffo" di De Bortoli a Rcs. Passa a Longanesi e sfida Mieli

Periodo intenso per Ferruccio de Bortoli. Il 30 aprile ha salutato i lettori del Corriere della Sera con l'ultimo editoriale al termine di una direzione (la seconda) iniziata nel 2009. Diplomatico solo nei toni l'articolo d'addio: «Il Corriere non è stato il portavoce di nessuno, tantomeno dei suoi troppi e troppo litigiosi azionisti». Questo invece il passaggio sul presidente del Consiglio Matteo Renzi: «Del giovane caudillo Renzi, che dire? Un maleducato di talento... Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche». Pochi giorni dopo, Marcello Foa, amministratore delegato del Corriere del Ticino , annuncia di avere un nuovo prestigioso commentatore: Ferruccio de Bortoli. Il quale, «spostandosi» in Svizzera, evita di infrangere il patto di non concorrenza che gli impedisce di assumere altri incarichi presso testate italiane. Ieri il consiglio d'amministrazione della casa editrice Longanesi ha nominato un nuovo presidente al posto di Enrico Zanelli. Avete già capito chi è il prescelto: Ferruccio de Bortoli. Soddisfatto Stefano Mauri, Presidente del Gruppo editoriale Mauri Spagnol (GeMS) al quale appartiene il marchio Longanesi: «Sono certo che la casa editrice potrà trovare enorme giovamento dall'esperienza e dalle competenze del nuovo presidente, protagonista di una lunga e complessa stagione giornalistica nella quale si è distinto per equilibrio e pluralismo anche nei momenti in cui mantenere i fatti distaccati da opinioni e interessi esterni è stato compito particolarmente ostico». Soddisfatto Ferruccio de Bortoli: «Sono felice di tornare, dopo più di dieci anni, nella grande editoria libraria». Infatti, tra una direzione del Corriere e l'altra, è stato al vertice di Rcs libri nel 2003-2005 (e anche direttore del Sole 24 Ore , tra il 2005 e il 2009). Dunque De Bortoli si troverà a competere con l'area di Rcs di cui è stato a capo e attualmente presieduta da un altro ex direttore del Corriere di lunghissimo corso, Paolo Mieli. Tutta l'editoria, in particolare quella libraria, attraversa una fase di cambiamento. Sul tavolo c'è l'offerta di Mondadori, confermata ieri, per la acquisizione proprio di Rcs Libri (trattativa in esclusiva fino al 29 maggio). Ma anche nella distribuzione, con la fusione Messaggerie-Feltrinelli, tutto è in movimento. Il Gruppo editoriale Mauri Spagnol, nel 2014, aveva una quota di mercato pari al 10,2 per cento che saliva al 15 nel caso della grande distribuzione. Rizzoli era al 12,1 per cento; cifra che restava pressoché invariata nella grande distribuzione (fonte: elaborazione di GeMS su dati Nielsen). Longanesi è uno dei 18 marchi editoriali di un gruppo che include anche, fra gli altri, Guanda, Garzanti, Bollati Boringhieri, Salani. Longanesi «vale» circa un quarto di GeMS: venti milioni di fatturato a copertina diretto, più 10 milioni attraverso i tascabili TEA. Rcs libri «risponde» con Rizzoli, ovviamente, e altri marchi come, a esempio, Bompiani, Adelphi, Marsilio. I ricavi, nel 2014, si attestavano a 222,6 milioni, in calo dell'11,4 per cento rispetto all'anno precedente. Se si escludono dal confronto le attività cedute nel corso del 2013, la flessione si riduce a 4,5 milioni (-2%). In crescita del 4,8 per cento la quota di mercato (fonte: Relazione finanziaria annuale Rcs Mediagroup). I dati dicono che, in attesa di eventuali rivoluzioni, tira aria di derby Mieli-De Bortoli. Il neo-presidente schiera bestseller di Massimo Gramellini, Wilbur Smith, James Patterson, Clive Cusserl, Lars Kepler, Donato Carrisi, Ildefonso Falcones, Marco Buticchi. E un catalogo che va dal fondatore Leo Longanesi fino a Tiziano Terzani passando per Michael Ende, Anne Rice e Patrick Süskind.

Come hanno reagito alla notizia negli uffici di Rcs Libri? Con iniziale stupore. Prima il Corriere del Ticino e ora la presidenza di Longanesi.

Alcuni si sono chiesti: non sarà una implicita “dichiarazione di guerra”? Ma ai massimi livelli sono partiti i messaggi d'auguri.

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