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Schizzi di fango pure sul Colle: De Giorgi tira in ballo Mattarella

L'ammiraglio cercava l'appoggio del Quirinale per l'ok della legge navale da 5,4 miliardi. Gli intrecci con Gemelli nell'affare pontili

Schizzi di  fango  pure sul Colle: De Giorgi tira in ballo Mattarella

C'è anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, tra gli appoggi cercati dal capo di Stato Maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi per assicurare il varo della «legge navale», che assicurava fondi per 5,4 miliardi di euro per rinnovare la flotta. A rivelarlo è lo stesso De Giorgi - indagato a Potenza per abuso d'ufficio - mentre parla, intercettato, con Cristiana Pagni, manager della Sitep, società fornitrice della Marina.

È il 16 giugno dello scorso anno. I due discutono del Libro Bianco, e di come la paventata riforma avrebbe potuto ridimensionare «il business navi», riducendo gli stanziamenti previsti dalla legge navale. E l'ammiraglio, a quel punto, rivela «di averne parlato persino col presidente della Repubblica, che gli era peraltro sembrato interessato alla questione». Dunque le «segnalazioni» contrarie alla riforma e a favore del via libera alla legge che ha dato miliardi di euro alla Marina - se De Giorgi non millantava - sono arrivate persino al Quirinale. Il capo di Stato Maggiore cercava sponde solide, conscio che il suo omologo alla Difesa, il generale Claudio Graziano (che De Giorgi chiama «ciliegia»), «si muoveva contro». Alla sua interlocutrice, peraltro, nella stessa telefonata l'ammiraglio chiede un incontro per consegnarle un memorandum «che lei avrebbe dovuto poi sottoporre ad altre persone, tra le quali un certo Andrea (verosimilmente parlamentare)».

Fa sorridere che sullo stesso tema De Giorgi avrebbe scomodato da un lato Mattarella (che è anche il capo delle Forze armate) e dall'altro «Gazzella», nome in codice con cui il compagno di Federica Guidi Gianluca Gemelli viene chiamato dai suoi sodali nell'«affare pontili». Gemelli e soci, come contropartita, avrebbero chiesto all'ammiraglio di spendersi per confermare Alberto Cozzo - amico del gruppo - come commissario del porto di Augusta, aiutando la cricca ad assicurarsi la concessione di un pontile militare con annessi depositi «per l'attracco di navi petrolifere». Per quel motivo viene costituita una società ad hoc, la Alfa Tanko, della quale gli inquirenti considerano «Gazzella-Gemelli» un socio occulto. Nella sua «squadra», peraltro, gli investigatori considerano «interessati all'affare» anche il dem Paolo Quinto (ex collaboratore della senatrice Anna Finocchiaro) e il dirigente della camera di commercio capitolina Nicola Colicchi, oltre al vicepresidente di Confindustria Siracusa, Ivan Lo Bello. Quest'ultimo viene attivato quando sembra che il ministero dei Trasporti voglia «bruciare» il rinnovo di Cozzo. Tanto che alla fine viene definito dal gruppo «amicissimo» del ministro Delrio, che avrebbe convinto a confermare Cozzo a capo dell'autorità portuale di Augusta.

A lavorare a favore della Legge navale, con Gemelli, ci sono anche Colicchi e Valter Pastena. Il burocrate ex Mef e poi consulente al Mise - che aveva raccontato a Gemelli del «regalino» avuto dai carabinieri, un dossier con foto compromettenti proprio su Delrio - si spende molto per l'amico De Giorgi. «Lo aiuto in Parlamento a Giuseppe - spiega a Gemelli - tramite Paolo (Quinto, ndr)». E di certo Pastena e Colicchi lavorano, su input dell'ammiraglio, ad «arginare» il generale Graziano, intenzionato a spostare fondi dalla Marina all'Esercito. De Giorgi ipotizza anche «di chiedere aiuto a Sant'Egidio, per «far chiamare la ministra (Pinotti, ndr) e farle capire (...che ha rotto i c...)», poi «interessa tramite la Uil» gli «amici parlamentari del Pd renziani» Andrea Maciulli e Maria Cecilia Guerra.

Valutando di «arrivare» anche a Di Battista, del M5S.

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