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Sgarbo Usa: nave in acque cinesi

Seconda incursione dall'era Trump. Pechino: "È inaccettabile"

Sgarbo Usa: nave in acque cinesi

Per la seconda volta da quando Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca un cacciatorpediniere Usa, lo Uss Stethem, è entrato in quelle che la Cina rivendica come proprie acque territoriali (12 miglia nautiche) intorno ad una delle migliaia di isole contese nel Mar Cinese Meridionale, rivendicate da Pechino. Lo Stethem è passato accanto a Triton Island nell'arcipelago delle Paracelso, rivendicato da Cina (che via ha appena costruito una piazzola di atterraggio per elicotteri), Vietnam e Taiwan. La precedente operazione di quella che il Pentagono definisce «esercizio della libertà di navigazione» si verificò il 25 maggio scorso.

Anche allora un cacciatorpediniere, lo USS Dewey, penetrò entro il limite - sostenuto solo da Pechino ma non riconosciuto dalla comunità internazionale - delle 12 miglia dall'atollo Mischief nell'altro grande arcipelago conteso, le isole Spratly, più a sud delle Paracelso. Spratly rivendicate oltre che da Pechino da Taiwan, Filippine, Brunei, Malaysia e Vietnam. Negli ultimi anni Pechino ha costruito da nulla su atolli e barriere coralline appena affioranti dal mare isole artificiali con sabbia, cemento e pali di ferro, ingrandendole progressivamente. Su alcune è riuscito a costruire piste di atterraggio di anche 3 km di lunghezza oltre che radar, sistemi di difesa aerea e navale. Dal punto di vista legale la rivendicazione di Pechino è nulla. Come ha sancito la Corte Permanente di Arbitrato dell'Aja la rivendicazione del 90% delle acque del Mar Cinese Meridionale, da cui passano ogni anno 5.000 miliardi di dollari di merce, non ha alcun valore storico o legale perchè si basa sulla cosiddetta mappa della «linea dei nove trattini», inventata nel 1947 della Cina nazionalista di Chang Khai Shek, fatta propria poi da Pechino. La corte dell'Aja ha sancito e ricordato che secondo la convenzione per il diritto della navigazione solo le formazioni naturali, e non quelle artificiali costruite dal nulla, possono dar luogo a rivendicazioni territoriali di sovranità. Nel caso contrario anche una semplice piattaforma petrolifera off-shore potrebbe dare adito a rivendicazioni dello stesso tipo avanzato da Pechino. Eppure, il cacciatorpediniere Stethem che punta sull'isola di Tritone non è esattamente una nave da crociera, 150 metri di militaristica sfida, trecento persone di equipaggio e missili Tomahawk e altre meraviglie a volontà. «Questa è una provocazione politica e militare» dice forte e chiaro il portavoce del ministro degli esteri, Lu Kang: «La Cina chiede all'America di fermare urgentemente questo tipo di provocazioni che violano la sovranità e minacciano la sicurezza della Cina».

Sono parole durissime che arrivano mentre Trump e Xi si scambiano non proprio la più cordiale delle telefonate.

Nessuno dei big ha fatto sapere se la questione è stata sollevata ma basta il tesissimo comunicato di Pechino per capire che stavolta è questa parte del mondo ad alzare la voce.

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