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Lo stallo non spaventa: precipitano Pd e Renzi

I dem perdono punti rispetto al 4 marzo. Bene Lega e M5s, intatta la fiducia nel Cavaliere

Lo stallo non spaventa: precipitano Pd e Renzi

Roma - Stallo o non stallo, il risultato non cambia. Anzi, tende ad accentuarsi. A una quarantina di giorni dalle elezioni, e ancora senza l'ombra di un governo all'orizzonte, i sondaggi premiano proprio i due «vincitori senza maggioranza», ossia il leghista Matteo Salvini (e il centrodestra) e Luigi Di Maio con le sue truppe pentastellate.

Un sondaggio realizzato da Ixè per Huffington post cristallizza le intenzioni di voto a metà aprile certificando una crescita per i giovani leader di Lega e M5S, partiti che insieme «pesano» oggi il 55 per cento dei consensi, in crescita di 5 punti percentuali rispetto all'election day. Manco a dirlo, a precipitare è il centrosinistra, che ha già perso per strada più di 3 punti e mezzo e oggi, alle urne, varrebbe solo il 18,7 per cento. Ossia il consenso che il Pd aveva strappato il 4 marzo, scendendo secondo il sondaggio al 16,6, cedendo virtualmente il posto da seconda forza politica proprio alla Lega (data in crescita dal 17,4 delle elezioni al 21 per cento oggi). Ossa rotte pure per +Europa (da 2,5 a 1,4%) mentre il resto del centrosinistra è dato a zero virgola.

Se l'impennata maggiore è del Carroccio, non possono lamentarsi nemmeno i grillini, il cui peso elettorale è stimato oggi al 34 per cento, con un +1.4 rispetto al dato delle urne. Nel centrodestra, che sale dal 37 al 38,4%, è in forte calo l'Udc, perde qualcosa Fi (dal 14 al 12,2%) mentre oltre alla Lega cresce, di poco, anche Fratelli d'Italia, dato ad aprile a 4,6 contro il 4,3 di marzo. Restando alle intenzioni di voto, il campione di Ixè premia anche Potere al Popolo, che stando al sondaggio oggi raddoppierebbe i voti passando dall'1,1 al 2,4, mentre resta stabile Leu (da 3,4 a 3,6).

Quanto alla fiducia nei leader politici, c'è da segnalare il sorpasso di Salvini che, schizzando dal 25 per cento di febbraio al 39, si lascia dietro il possibile alleato Di Maio, pure lui in crescita ma meno vistosa (da 29 a 36). Tiene al terzo posto il premier uscente Gentiloni, in leggera flessione (33, contro il 35 di febbraio), tiene pure Silvio Berlusconi, che conserva la stessa quota di fiducia di febbraio (23 per cento). Trend positivo per la Bonino, in controtendenza rispetto al suo partito (31 per cento), Giorgia Meloni (+7, da 22 a 29) e Beppe Grillo, che risale da 21 a 24. A chiudere la classifica Pier Luigi Bersani (stabile a 18) e Matteo Renzi, verso il quale la fiducia del campione precipita dal 23 per cento di inizio anno al 18 oggi. Un dato spiacevole per l'ex rottamatore, che conferma una volta di più il crollo verticale della sua popolarità. In calo, sensibile, anche la fiducia verso lo Stato, che precipita dal 29 per cento di febbraio al 24 per cento di aprile. E con soltanto il tre per cento del campione che dice di avere «molta» fiducia nelle istituzioni.

Va meglio al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che da regista del tentativo di uscita dallo stallo riscuote la fiducia di metà degli intervistati, sette su dieci dei quali non credono invece più nel governo attualmente in carica.

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