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Trame di Borrell sui migranti. Ecco la prova del complotto

In una lettera il numero due della Commissione Ue boicotta il Memorandum con la Tunisia. Bloccato l'invio dei fondi

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Ora l'euro-sabotaggio del Memorandum con la Tunisia non è più un'ipotesi, ma una certezza. E con esso anche il deliberato blocco dei 255 milioni di fondi Ue su cui lo Stato nord-africano contava per pagare gli stipendi delle forze di sicurezza e bloccare le partenze dei migranti. Ma l'altra certezza è il ruolo giocato in tutto questo dall'Alto Rappresentante per la Politica Estera dell'Unione Europea ovvero quel socialista spagnolo Josep Borrell che riveste, tra le altre, anche la carica di Vice-Presidente della Commissione. Un ruolo, diciamolo, né limpido, né trasparente. Anche perché la storiaccia dei 255 milioni mai versati alla Tunisia è la vera causa dell'esodo che martedì notte ha spinto a Lampedusa gli oltre 7.500 migranti partiti dalle coste tunisine. Per comprendere la parte giocata in tutto questo da Borrel basta leggere la lettera, ottenuta da Il Giornale, in cui il numero due della Commissione spiega al collega Olivér Várhelyi, Commissario ungherese per «l'allargamento e la politica di vicinato», di non condividere l'adozione del Memorandum.

La missiva, datata 7 settembre, ricorda, con toni talmente espliciti da suonare intimidatori, che «parecchi Stati Membri hanno espresso la loro incomprensione riguardo l'azione unilaterale della Commissione» nella fase di chiusura del Memorandum e «preoccupazione per alcuni dei suoi contenuti». Parole pesanti che puntano chiaramente a delegittimare l'operato della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Una Presidente colpevole, secondo Borrel, di non aver concordato il Memorandum con tutti i governi dei 27 paesi membri e di averne deciso la firma, avvenuta il 16 luglio scorso a Tunisi, sulla base delle sollecitazioni di Giorgia Meloni. Ma gli «avvertimenti» dell'Alto Rappresentante socialista, formulati con due mesi di ritardo rispetto alla firma del Memorandum, non si fermano lì. Borrell arriva infatti a minacciare il boicottaggio e la revoca delle intese grazie al coinvolgimento del Consiglio Europeo. «Il Consiglio (Europeo ndr) ha osservato - scrive - che non sono stati seguiti i passi adeguati per la procedura d'adozione e quindi il MoU (Memorandum of Understanding, ndr) con può venir considerato un esempio valido in caso di futuri accordi. Ed è stato anche chiarito che nelle future occasioni la firma di testi simili dovrà essere preventivamente autorizzata dal Consiglio». Un evidente sgambetto alla Presidente della Commissione von der Leyen seguito dalla minaccia di far revocare gli accordi con la Tunisia. «Il Consiglio (Europeo Ndr) - avverte Borrell - ha deciso di seguire da vicino l'attuazione del trattato dato che molti dei punti previsti dal MoU rimangono soggetti all'accordo degli Stati Membri». Parole sufficienti a far capire quanto fosse risibile la favoletta secondo cui il mancato stanziamento dei 255 milioni era la conseguenza del mancato ricevimento delle autocertificazioni con cui Tunisi si impegnava a rispettare i diritti umani. La verità, resa palese dalla lettera di Borrell, e che il più alto esponente socialista ai vertici Ue, non ha esitato a scatenare una guerra all'interno della Commissione pur di far saltare il Memorandum e mettere in difficoltà l'Italia. Un guerra spacciata per difesa dei diritti umani, ma giocata sulla schiena di noi italiani e sulla pelle dei 7mila migranti messi in mare dai trafficanti la notte di martedì. Un guerra voluta dai socialisti europei, Pd compreso, per far capire che le sinistre europee non avrebbero mai permesso l'attuazione di un trattato concordato dalla Commissione con un governo Meloni considerato l'avamposto della destra in Europa. Non a caso Giorgia Meloni, principale obbiettivo della guerra socialista, ha risposto invitando a Lampedusa Ursula von der Leyen. Del resto che contro il trattato e contro l'Italia stesse per scatenarsi una guerra «ibrida» lo si era capito già il 12 settembre. Quel giorno il Commissario Olivér Várhelyi, ovvero il destinatario della lettera di Borrell, ha dovuto fronteggiare nell'emiciclo di Strasburgo gli assalti degli europarlamentari socialisti decisi a sotterrare il Memorandum. Ma la guerra «ibrida» di Borrell e delle sinistre europee ha molti altri aspetti e (sospetti) ancora oscuri. Anche perché la lettera di Borrel precede di soli 5 giorni il diktat con cui il ministro dell'Interno tedesco, la socialdemocratica Nancy Faeser, annuncia la cancellazione degli accordi sulla redistribuzione assunti con l'Italia. E nemmeno 12 ore dopo scatta l'esodo biblico che spinge 7.500 migranti verso l'Italia. Semplici coincidenze che però evocano la famosa battuta di Agata Christie.

«Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova».

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