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Trump, è l'ora della Corea: "La Cina ci aiuti o agirò io"

A pochi giorni dalla visita di Xi Jinping in America il presidente Usa rompe gli indugi sulla crisi nucleare

New York - Nuova prova muscolare nei confronti di Pyongyang e nuovo monito alla Cina da parte di Donald Trump. Dopo la firma dei due decreti in materia di commercio internazionale che di certo non vanno a favorire il clima tra Washington e Pechino, l'avvertimento questa volta è sul fronte della Nord Corea: «Se non ci aiuteranno e non aumenteranno le loro pressioni sul regime di Kim Jong-un, gli Stati Uniti agiranno da soli», ha spiegato in un'intervista al Financial Times, sottolineando che l'America è pronta a decidere «azioni unilaterali» per eliminare la minaccia nucleare nordcoreana. Il dossier sarà centrale nell'incontro in Florida con il presidente cinese Xi Jinping, già definito da Trump «molto difficile». «La Cina ha una grande influenza sulla Corea del Nord, e deve decidere se aiutarci o meno - ha affermato The Donald -. Se lo faranno questo sarà un bene per la Cina, ma se non lo faranno non sarà un bene per nessuno». Tuttavia, alla domanda se Washington possa gestire da sola la questione, ha risposto: «Totalmente».

Il primo faccia a faccia con Xi, che si terrà giovedì e venerdì al resort Mar-a-Lago, è attesissimo, soprattutto dopo l'inizio tempestoso dei rapporti tra Pechino e la nuova amministrazione statunitense. A tentare di distendere il clima sono stati il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, e il consigliere di Stato cinese, Yang Jiechi, che si sono parlati nella tarda serata di domenica. Il vertice in Florida «è di grande significato» per la pace, la stabilità e la prosperità nella regione Pacifico-asiatica e nel mondo, ha detto Yang, che si augura sforzi nella stessa direzione da entrambe le parti per assicurare il successo dell'incontro. Anche Tillerson ha assicurato che gli Stati Uniti faranno del loro meglio perché il bilaterale abbia «risultati positivi».

Ma proprio sul fronte dei rapporti con Pyongyang, lo stesso titolare di Foggy Bottom nelle settimane scorse ha alzato la voce in occasione della sua visita in Asia, affermando che «tutte le opzioni sono sul tavolo» per contrastare la minaccia, lasciando aperta la porta anche per un'eventuale azione militare. «Sarò molto chiaro, la linea della pazienza strategica sta finendo» nei confronti della Corea del Nord e del suo programma nucleare, ha chiosato Tillerson, ribadendo che l'ultimo spiraglio va chiudendosi: «Le minacce verranno fronteggiate con la risposta appropriata».

Per il Commander in Chief nel frattempo c'è un ulteriore campanello d'allarme che conferma, secondo gli esperti, come ormai sia troppo tardi per impedire a Pyongyang di diventare una potenza nucleare. Il regime di Kim Jong-un - secondo il New York Times - sta infatti vendendo online la sua produzione in eccesso di litio 6 altamente puro, che consente di trasformare rapidamente una bomba nucleare ordinaria in una più potente bomba all'idrogeno. Sul fronte dei rapporti con Pechino, invece, Trump ha rivelato all'Ft che il commercio è un incentivo per la Cina a lavorare con gli Usa, precisando che non ha intenzione di parlare di tariffe con Xi, ma l'argomento verrà affrontato «magari nel prossimo incontro».

L'obiettivo del leader cinese, però, è di evitare a tutti i costi una guerra commerciale, e punterebbe ad arrivare in Florida con un piano ben preciso, mettendo sul piatto nuovi investimenti negli Usa per parecchi miliardi di dollari, soprattutto sui progetti infrastrutturali che Trump vuole rilanciare per creare posti di lavoro e ammodernare il Paese.

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