Teatro

Il "Rigoletto" alle Terme di Caracalla: modernizzare l'opera è possibile

Michieletto cala Verdi nella contemporaneità. Ma con rispetto della musica

Il "Rigoletto" alle Terme di Caracalla: modernizzare l'opera è possibile

Ascolta ora: "Il "Rigoletto" alle Terme di Caracalla: modernizzare l'opera è possibile"

Il "Rigoletto" alle Terme di Caracalla: modernizzare l'opera è possibile

00:00 / 00:00
100 %

Il dilemma è sempre lo stesso. Fino a che punto è teatralmente lecito, ed artisticamente valido, rileggere un'opera classica in chiave moderna? Proprio nei giorni in cui questo problema è diventato cronaca (con la provocazione del maestro Veronesi, che a Torre del Lago si benda gli occhi per non vedere come il regista ha attualizzato la Bohème ) ecco arrivare da Roma la risposta di Damiano Michieletto, regista provocatorio per intelligenza e non per scandalo, che a Caracalla ha ripreso il Rigoletto dato tre anni fa al Circo Massimo in circostanze eccezionali (piena pandemia) e con clamoroso successo. Qualunque interpretazione - questa la risposta- è lecita. Purché sia al servizio della musica: ad essa coerente, e utile a meglio comprenderne i contenuti. Non a soddisfare l'egocentrismo del regista.

Il ritorno di questo sorprendente Rigoletto ne è la riprova. Concepito sotto l'obbligo del distanziamento anti-Covid, rivelò come delle limitazioni possano generare, talvolta, soluzioni insperate. Che saggiamente Michieletto mantiene, sia pure a emergenza conclusa e in uno spazio più ridotto. Così il coro è ancora confinato nella buca dell'orchestra, più incisivamente sostituito in scena da mimi e attori. Così gli interpreti ancora cantano a distanza, evitando le stereotipate posture melodrammatiche a favore di una recitazione solitaria ma più intensa; e le distanze fra loro ancora vengono accorciate da tre cameramen che, riprendendoli dall'interno stesso dell'azione, ne rimandano su uno schermo primi piani e angolazioni inedite, assieme ai video di ciò che altrimenti non si vedrebbe (i flashback, le azioni parallele) o si vedrebbe male.

È una forma assolutamente originale di spettacolo, tale da coinvolgere subito il pubblico, assieme all'audace trasferimento d'epoca: la libertina Mantova del XVI secolo trasloca in uno squallido parcheggio di luna park anni 70, dove fra macchinoni, roulotte e fumi di roghi imperversa un boss di mezza tacca (il Duca) incapricciatosi di un'ingenua ragazzina in jeans (Gilda) e rallegrato da un patetico giostraio (il buffone Rigoletto). Quando ciò che si vede contrasta con ciò che si sente è per effetto intenzionale: la levità danzante della musica del rapimento di Gilda abbinata alle agghiaccianti maschere tipo Arancia meccanica dei rapitori. Ugualmente, alla crudezza dei personaggi, fa da contraltare la tenerezza dei loro ricordi, o il lirismo dei loro desideri: i nostalgici filmini superotto della moglie morta di Rigoletto; l'incontro in discoteca, fra palloncini colorati, di Gilda col Duca; i sogni di purezza di Gilda, che volteggia in abito da sposa sulla giostra, o lo straziante finale in cui si affoga nel mare dov'era stata felice da bambina. Avvolto da questo incessante mix di azione scenica, riprese live e video fiction, il pubblico è trascinato da una tensione incessante: le scelte di Michieletto, coadiuvate dalle livide luci di Alessandro Carletti e dai costumi debitamente squallidi di Carla Teti, fanno di questo Rigoletto una sorta di thriller notturno. Tutto questo, però, sarebbe solo teatralmente efficace, se non fosse anche musicalmente coerente. E la musica di Verdi calza come un guanto a questo mix di emozioni. Lo strazio interiore del Rigoletto di Roberto Frontali visualizza, anche grazie ad eccellenti capacità interpretative, il turbamento descritto dalla musica. La purezza di Gilda, incarnata dalla convincente modernità di Zuzana Markova, non suona mai stucchevole, ma credibile proprio come la suggeriscono le note. La spavalderia di Francesco Demuro (che alla prima ha sostituito in extremis l'indisposto Piero Pretti) è esattamente quella espressa dallo spartito.

In conclusione tornando al dilemma iniziale: sì, le attualizzazioni delle opere sono possibili.

A patto di avere il talento per farlo con questa ispirazione, questa coerenza, questo rispetto per l'autore e la sua musica.

Commenti