Carabiniere ucciso

Il coltello, lo zaino, la fuga: ecco l'ordinanza sul carabiniere ucciso

Svelate le carte del Gip: cosa è successo la sera in cui il carabiniere è stato ucciso. "Indagati senza autcontrollo"

Il coltello, lo zaino, la fuga: ecco l'ordinanza sul carabiniere ucciso

È l'ordinanza cautelare che dispone il carcere per Christian Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder a chiarire le dinamiche del drammatico omicidio del carabiniere a Roma. A firmarla è il Gip di Roma, Chiara Gallo.

Il furto dello zaino

Partiamo dal perché Cerciello e il collega Varriale sono andati lì quella sera. Sergio Brugiatelli, l'uomo che avrebbe indicato lo spacciatore ai due americani, sostiene di essere stato "avvicinato da due ragazzi che volevano cocaina". Lui gli presenta un pusher, che però vende aspirina tritata e non droga ai due giovani Usa. "Ho contattato il mio amico per rimediare droga", ha messo a verbale Brugiatelli. Una volta scoperta la truffa, Natale e Elder avrebbero rubato la borsa al "mediatore" per poi chiedere una sorta di riscatto (100 euro e un grammo di cocaina). L'uomo allora ha contattato il 112 (ascolta qui l'audio della telefonata) per denunciare il furto sostenendo che "questi ragazzi io li chiamo e mi chiedono il riscatto dei soldi e tutto quanto...". Anche di fronte ai pm Brugiatelli conferma la versione: dopo aver telefonato al proprio cellulare - dice - "ha risposto un ragazzo, credo in inglese" per dargli l'appuntamento per il riscatto.

L'intervento dei carabinieri

In piazza si presentano però Mario Rega Cerciello e il collega Andrea Varriale in borghese. Nelle scorse ore era sorto il dubbio che i due carabinieri si fossero presentati o meno. Elder dal carcere continua a sostenere di "non aver capito che era un militare, credevo fosse uno dei pusher". Ma dall'ordinanza emerge che è lo stesso Natale a confermare che i due militari in borghese si sono qualificati. Una volta mostrati i tesserini, scatta l'aggressione. "Io ero con loro sul posto - ha messo a verbale Brugiatelli - dall'auto sentivo le urla".

Le coltellate

A sfoderare le coltellate è il 19enne. "È pacifico - si legge nell'ordinanza - che l'autore materiale dell'omicidio sia Elder Lee". Una violenza inaudita: "Erano guardingi - ha raccontato Varriale, la lite è stata rapida e violenta. Mario urlava: 'Basta, fermati, siamo due carabinieri'. Prima di accasciarsi ha detto: 'Mi hanno accoltellato'". Il carabiniere resta lì a terra, perde molto sangue, mentre i due americani fuggono a gambe levate per andarsi a rifugiare in un hotel di lusso non lontano dal luogo del delitto. È escluso che quella di Elder possa essere stata "legittima difesa". Per due motivi: innanzitutto, "non ci sono evidenze a sua difesa sul fatto che il Carabiniere lo afferrasse per il collo"; poi la "legittima difesa" è "incompatibile con le 8 coltellate a un uomo disarmato"; e infine lo stesso Elder ha ammesso "di aver colpito il carabiniere finché non ha lasciato la presa".

Il coltello e i vestiti indossati

Dopo le coltellate, scrive il Gip nell'ordinanza, viene ritrovato sul posto un cellulare "simile a quello rubato". Lo zaino lo abbandonano in una fioriera in via G. Belli. L'arma del delitto invece verrà ritrovata qualche ora dopo, intorno alle 12. I carabinieri, dopo aver visionato i due video che ritraggono Elder e Natale vagare per le piazze romane e poi scappare, fanno irruzione nell'albergo Le Meridien Visconti di via Cesi, in zona Prati. Alcune telecamere, infatti, li riprendono mentre rientrano in hotel dal luogo del delitto. Una volta in camera, si legge nell'ordinanza, Natale nasconde "in un controsoffitto" l'arma "sporca di sangue" perché "preoccupato per il mio amico". Si tratta di un "coltello a lama fissa lunga 18 centimetri tipo 'Trench knifè Ka-Bar Camillus con lama brunita modello marines con impugnatura di anelli di cuoio ingrassato e pomolo in metallo brunito". Sul posto i militari trovano anche i vestiti indossati la sera prima.

"Assenza di autocontrollo"

Il Gip che ha firmato l'ordinanza sottolinea la "totale incosapevolezza del disvalore delle azioni" dei due americani "come apparso evidente anche nel corso degli interrogatori durante i quali nessuno dei due indagati ha mostrato di aver compreso la gravità delle conseguenze delle loro condotte, mostrando una immaturità eccessiva anche rispetto alla giovane età". Condotte che "testimoniano la totale assenza di autocontrollo e capacità critica evidenziandone la pericolosità sociale".

La fuga

Per i due si sono aperte le porte del carcere anche perché per il Gip sussite il "il pericolo di fuga e il pericolo di concreto reiterazione dei reati analoghi".

"Si tratta di due persone stabilmente residenti all'estero - si legge nell'ordinanza - presenti in Italia occasionalmente e sorprese dalla polizia giudiziaria in procinto di lasciare l'albergo subito dopo avere commesso i delitti in contestazione, condotta quest'ultima che non può non ritenersi finalizzata a far perdere le propre tracce".

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