Cronaca locale

Luca Sacchi non conosceva il killer che l'ha ucciso

Sono ancora molti gli interrogativi che circondano gli inquirenti. Dall’analisi del suo cellulare una verità: Luca non conosceva i suoi assalitori

Luca Sacchi non conosceva il killer che l'ha ucciso

A quasi un mese (i fatti risalgono al 23 ottobre scorso) dal terribile fatto di cronaca che ha sconvolto Roma e l’Italia, sono ancora molti gli interrogativi che si pongono gli inquirenti sulla morte di Luca Sacchi. Lo ricordiamo: il giovane venne freddato nel quartiere Appio Latino, di fronte il pub John Cabot da un colpo di pistola alla testa.

Molte le ipotesi in campo. Potrebbe essere stato protagonista di una storia che alla fine l’ha trasformato in vittima ignara o nella quale non era pienamente coinvolto, scrivono Alessia Marani e Camilla Mozzetti sul Messaggero. Le analisi finora condotte sui tabulati e sui telefoni sequestrati dai carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci escludono che Luca Sacchi avesse contattato i suoi killer, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino.

Con il passare dei giorni, il profilo del giovane diventa sempre più chiaro agli investigatori che indagano sul suo omicidio. Per la Procura di Roma, tuttavia, il quadro non è ancora chiaro: dalle prime verifiche non emergono contatti diretti o recenti tra la vittima e i due giovani arrivati all’Appio a bordo di una Smart. Luca, inoltre, come poi hanno confermato gli esami tossicologici in sede di autopsia, non faceva uso di droghe.

Quel che manca però è delineare con esattezza il ruolo del personal trainer durante quel terribile mercoledì sera. Come detto, molti gli interrogativi ancora da sciogliere. Luca è stato plagiato dai suoi amici? Era a conoscenza della presunta compravendita di droga (mai portata a termine)? Si era prestato, per via del suo aspetto, la sua passione per le arti marziali a proteggere come bodyguard la fidanzata e il suo amico di scuola Giovanni Princi che pare avesse attivato il canale per l’acquisto di droga o ne era completamente ignaro?

Ad oggi le certezze, ancora troppo poche, escludono contatti tra lui e i due giovani di Casal Monastero rinchiusi nel carcere di Regina Coeli. Ci sarebbero di dati del cellulare a dirlo. Ma l’assenza di contatti telefonici tra Sacchi, Del Grosso e Pirino non risolve il caso. Intanto le analisi vanno avanti. Nei prossimi giorni saranno svolte delle perizie irripetibili, affidate ai Ris dei carabinieri, su alcuni oggetti rinvenuti sul posto e dopo l’omicidio.

La mazza da baseball, il bossolo rinvenuto dentro un guanto di lattice blu, lo zaino che avrebbe indossato Anastasia Kylemnyk, la fidanzata di Luca, che avrebbe contenuto i soldi per l’acquisto di marijuana. A questi esami i legali della famiglia Sacchi hanno chiesto di partecipare mentre hanno nominato due super consulenti per delineare con esattezza il delitto in cui ha perso la vita il giovane. Il signor Alfonso e la signora Tina, genitori di Luca, vogliono solo una cosa: conoscere la realtà che si cela dietro quella sera.

Le indagini vanno avanti e, si spera, la verità non tarderà troppo ad arrivare.

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