Cronaca locale

Il piano nomadi del Campidoglio è un flop, ricollocata solo una famiglia su dieci

Secondo un report solo una famiglia su dieci è riuscita a lasciare gli insediamenti nonostante i bonus previsti dal Campidoglio. Così la chiusura dei campi di Barbuta e Monachina ora rischia di slittare

Il piano nomadi del Campidoglio è un flop, ricollocata solo una famiglia su dieci

Manca poco più di un anno alla data in cui due dei più importanti campi nomadi della Capitale dovrebbero chiudere i battenti. Ma il piano per il superamento delle baraccopoli romane procede a rilento. Colpa della diffidenza dei proprietari a sottoscrivere contratti di locazione con le famiglie rom, ma anche degli stessi nomadi che spesso non vogliono neppure sentir parlare di soluzioni alternative alle roulotte.

Fatto sta che il cronoprogramma che aveva come obiettivo lo smantellamento dei più importanti insediamenti capitolini si è arenato. I numeri contenuti nel rapporto stilato lo scorso giugno dall’Ufficio speciale di Roma Capitale per i Rom, Sinti e Caminanti, sono impietosi. In due anni soltanto una famiglia su dieci è riuscita a trovare una sistemazione alternativa, nonostante il Campidoglio abbia previsto per i nomadi in uscita dai campi un punteggio aggiuntivo che gli ha consentito di scalare le graduatorie.

Sono 33, secondo i dati del report visionato dal Messaggero, gli alloggi popolari assegnati finora dal Comune, mentre il totale degli abitanti della Barbuta e della Monachina è di oltre 500 persone. Anche le altre misure messe in campo dall’amministrazione, come i bonus economici di 800 euro al mese per l’affitto, i 5mila euro per la formazione al lavoro, o i fondi per i cosiddetti rimpatri volontari, non hanno dato i risultati sperati. E così il bilancio deludente è stato messo nero su bianco da Roma Capitale davanti all’Agenzia europea dei diritti fondamentali.

Se la chiusura dei maxi insediamenti di Barbuta e Monachina, saliti spesso agli onori della cronaca per faide, arresti e roghi di rifiuti, rischia di ritardare, l’estensione del piano alle altre baraccopoli della Capitale sembra a dir poco utopico. Tuttavia da Palazzo Senatorio sono decisi a sgomberare progressivamente altri sei campi. Tra quelli in cima alla lista c’è il maxi villaggio attrezzato di Castel Romano, sulla Pontina, dove risiedono quasi 800 persone, oltre a quelli di via Candoni, via Salviati, via di Salone e Casal Lombroso. Poi c’è il capitolo dei villaggi tollerati. Ma in tutto, sempre secondo il Messaggero, gli insediamenti sul territorio della Capitale sarebbero 338, per un totale di oltre 2,5mila abitanti.

La strada per l’inclusione, insomma, sembra tutta in salita.

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