Serialità

Tra politica e soap-opera: The Diplomat diventa un fenomeno su Netflix

The Diplomat è su Netflix ed è subito alla numero uno della top ten. Grande successo per la serie tv che racconta il lato oscuro della politica

Tra politica e soap-opera: The Diplomat diventa un fenomeno su Netflix
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Negli ultimi due mesi c’è stata un’inversione di tendenza nei prodotti originali di Netflix. Una dinamica che ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta per le serie tv che sono state inserite in catalogo. Si è ritrovata la voglia di coinvolgere il pubblico in storie schiette e sincere, capaci di andare ben oltre il semplice intrattenimento, e di proporre (come è giusto che sia) uno sguardo sui temi caldi che stanno interessando il dibattito tra i giornali e l’opinione pubblica. Una miscela che ha dato agio a The Diplomat di imporsi come una tra le nuove serie di Netflix più in voga dell’ultima settimana. Attualmente - anche se il primato di The Night Agent non è stato ancora scalfito – The Diplomat è il thriller politico, ambientato tra Londra e Washington, che si è posizionato alla numero uno della top ten della piattaforma streaming. Un po' per curiosità, lo show che vede in Keri Russell la sua indiscussa protagonista è diventato un piccolo (ma grande) fenomeno proprio perché racconta un gioco di spie, di inganni, segreti e rovesci di fortuna dentro le mura dei palazzi della politica.

8 gli episodi da un’ora – più o meno – ciascuno per una storia attuale e di grande valenza che alza il velo sul mondo della politica, ancora oggi dominato dal potere dell’uomo e in cui per una donna è difficile farsi strada. The Diplomat, però, rompe gli schemi. E, benché il pubblico si trova di fronte al più classico canovaccio già abusato in diversi spy-drama, la serie tv si prende molte licenze e cerca di raccontare il difficile clima politico di oggi attraverso lo sguardo di una donna arguta che non vuole scendere a patti con nessuno. Neanche con il proprio marito.

Un mondo sull’orlo di un nuovo conflitto mondiale

Si è sparsa a macchia d’olio la notizia di un attacco terroristico ai danni di una nave inglese dove sono morti più di 40 soldati. Un avvenimento che riaccende a livello internazionale un potenziale conflitto su scala globale tra Stai Uniti, Inghilterra e Iran. In un contesto del genere, Kate Wyler sarebbe dovuta partire alla volta di Kabul per mediare tra le fazioni coinvolte, invece viene spedita a Londra dove – suo malgrado – diventa la nuova ambasciatrice nel Regno Unito per governo degli Stati Uniti. Un ruolo che Kate non riesce proprio a digerire. Lei è una donna che non si è mai interessata di politica, anzi è sempre restata ai margini, ma purtroppo e causa forza maggiore, è costretta a gestire una complicata crisi politica e istituzionale. Muoversi tra le alte sfere non è affatto facile per una donna come Kate che affronta ogni difficoltà a testa alta, anche i colpi bassi del marito che non vede di buon occhio il ruolo della moglie. E, nel mentre l’attentato terroristico svela i suoi retroscena più macabri, Kate deve imparare a difendere se stessa e il suo operato dalle sibille macchinazioni del presidente degli Stati Uniti che vorrebbe la diplomatica come sua vice, con la speranza di risollevare le sorti del suo governo.

La donna che crede nella diplomazia

The Diplomat è una serie che parla di compressi. E Kate Wyler lo intuisce subito, fin da quando si aprono le porte del suo ufficio a Londra. Compromessi che riguardano la sua sfera privata, tanto da agire alle spalle del marito per “salvare” la sua immagine pubblica; compromessi con il suo staff, con la stampa e con tutte le alte sfere politiche che orbitano attorno a lei. Oltre a questa caratteristica, The Diplomat è una serie che parla di donne e alle donne, e in special modo, di donne che lavorano in politica e in un ambiente pienamente maschilista. Ma, non è un racconto che santifica il “sesso più debole”, anzi ne stravolge i suoi canoni, proponendo una visione per nulla edulcorata della donna che si muove in contesti difficili e poco aperti al dialogo. Per questo il personaggio di Kate convince a pieni voti. Vieni dipinta come una vera e propria diplomatica, che vuole agire ben lontana da pragmatismi e da accordi scellerati. Vuole trovare una soluzione al problema, e non un cerotto su una ferita che non si è ancora rimarginata.

Perché è una serie convincente

Di per sé è un prodotto molto basico, quello di The Diplomat. Non è originale e l’intreccio cade più volte vittima di diversi colpi di scena molto prevedibili, ma convince perché getta uno sguardo cinico e disilluso su tutte le forze politiche che si muovono nel contesto moderno. Per la prima volta, una serie tv racconta l’America di oggi in un chiave nuova, senza celebrazioni e senza falsi moralismi, mostrando il suo lato oscuro senza scendere a compromessi, facendo intuire quanto sia difficile essere un leader e essere al timone di un paese che è seduto su una polveriera. The Diplomat scende in profondità e attraverso la storia di Kate mette in scena una critica pungente (e un po' convenzionale) sulla politica americana e sull’eterna lotta con il Medio Oriente.

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L’erede morale di Scandal (e non solo)

Non nasconde, però, il suo lato più patinato. The Diplomat, infatti, oltre i suoi intrighi degni di uno spy-drama, apre anche una lunga parentesi sulle vicende personali dei protagonisti, fagocitati dal lavoro e dall’opinione pubblica. Una serie che insegue il successo facile e che vive di riflesso, ricalcando schemi e temi già abusati in altri programmi simili e che, in passato, hanno trovato successo. The Diplomat miscela gli intrighi sentimentali di Scandal che si muovevano all’ombra della Casa Bianca; attinge a piene mani da West Wing e celebra il sarcasmo di House of Cards. Di fatto, si intuisce come il genere del political-thriller è sempre più in voga, soprattutto nelle serie tv, proprio perché rilegge tutti i falsi miti del mondo che stiamo vivendo.

La nuova vita di Keri Russell

La diplomatica del titolo viene interpretata da una delle attrici più famose dell’ultimo ventennio. Al cinema ha collezionato pochi film di successo (tranne il terzo Mission: Impossible e l’episodio 8 di Star Wars), ma è in tv che ha trovato spazio più spazio. Ha ruoli da guest star in Scrubs, è stata la protagonista di Felicity nel primo teen-drama di JJ Abrams (papà di Lost) molto amato dalla critica, ma è in The Americans che le sue doti di attrice sono implose. Per 75 episodi ha interpretato una spia del KBG che si è infiltrata in America durante gli ann’80 per studiare il nemico da vicino.

Keri Russell per il ruolo ha vinto nel 2015 un Satellite Award come migliore attrice in una serie drammatica.

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