Politica

Tutti i flop della (finta) società civile di sinistra

Dai girotondini al Popolo Viola: prima delle sardine ecco tutte le piazze della sinistra che poi sono svanite nel nulla

Tutti i flop della (finta) società civile di sinistra

Dai No global alle “sardine”. La Sinistra radicale e la sinistra radical chic. La sinistra che piace alla sinistra. Era il 2001 quando, sulla spinta delle proteste del ‘popolo di Seattle’, nacque anche in Italia il movimento No Global che aveva come stella polare la critica al neoliberismo, espressa da Naomi Klein col libro No Logo. Era la prima volta che, all’inizio del nuovo millennio, la cosiddetta ‘società civile’ scendeva in piazza, a volte anche in maniera incivile.

I No Global italiani? Oggi sono solo un vago ricordo

Tralasciando le polemiche e i processi inerenti le proteste del G8 di Genova, è interessante notare come la sinistra italiana ogni volta si innamori letteralmente di questi movimenti “civili” e “spontanei” che nascono “dal basso” senza essere pilotati dai vertici di partito. Ogni volta che la sinistra italiana è in crisi arriva in soccorso la cosiddetta “società civile” che crea fenomeni che, poi, si dissolvono all’improvviso come neve al sole. A 18 anni dal Genoa Social Forum, cosa resta del movimento No Global italiano e che fino hanno fatto i loro promotori provenienti dal mondo dei centri sociali? Luca Casarin, dopo esser diventato dirigente di Sinistra Italiana, lo scorso anno ha guidato la Ong Mare Jonio ed è stato indagato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’ex deputato di Rifondazione Comunista Francesco Caruso oggi insegna sociologia all'Università di Catanzaro ed è tornato alle cronache per aver difeso pubblicamente l’ex terrorista Cesare Battisti. E il medico Vittorio Agnoletto? Dopo un’esperienza da europarlamentare con Rifondazione Comunista è sparito dai radar mediatici. I partiti che sostenevano il Movimento No Global, Rifondazione Comunista, Verdi e Pdci, invece, sono spariti dalle Aule parlamentari.

Movimenti società civile

I girotondi di Nanni Moretti? Dissolti in pochi anni

L’anno successivo, precisamente il 26 gennaio la sinistra radical chic dei “girotondi” manifesta davanti al Palazzo di Giustizia di Milano per sostenere i giudici e il loro giustizialismo politicante. Il punto di svolta per quest’altro spezzone di società civile arriva a piazza Navona il 2 febbraio quando l’ideatore del movimento, Nanni Moretti, prende la parola per attaccare duramente i vertici dell’Ulivo. "È stata una serata inutile, con questi dirigenti non vinceremo mai. Ci vorranno generazioni prima che il centrosinistra torni a vincere", dirà il regista della ‘Roma bene’ salendo sul palco al termine della manifestazione del comitato parlamentare del centrosinistra "La legge è uguale per tutti". Massimo D’Alema reagisce duramente contro i ‘girotondi: “Delegittimano i partiti di sinistra. Così perdiamo per 50 anni". il 14 settembre 2002, scende di nuovo in piazza la sinistra radical chic dei “girotondi”, pronta a difendere le Istituzioni che venivano messe a rischio dal “Caimano” Silvio Berlusconi che, all’epoca, era di nuovo capo del governo. Nel 2003 il punto di riferimento diventa l’allora segretario della Cgil, Sergio Cofferati, che sembra pronto a prendere la guida dei “girotondi” in contrapposizione alla sinistra tradizionale. Tutte le aspirazione e tutti i sogni dei radical-chic alla Nanni Moretti e alla Paolo Flores d’Arcais si spengono quando, nel 2004, Cofferati accetta di candidarsi a sindaco di Bologna che cinque anni prima aveva virato a destra con l’indipendente Giorgio Guazzaloca. Da leader anti-establishment il sindacalista diventa il ‘sindaco-sceriffo’ che, poi, proseguirà la sua carriera parlamentare come eurodeputato del Pd. Un altro leader consumato, un altro amore finito troppo presto.

Grillini, dal 'Vaffa-Day' alle difficoltà al governo

Nel 2007, invece, non scoccherà nessuna scintilla tra il popolo della sinistra e il comico-blogger Beppe Grillo che, l’8 e il 9 di settembre, da Bologna griderà il suo primo “Vaffa”, ripetuto dai suoi sostenitori negli stessi giorni in altre 79 piazze italiane. Il ‘V-Day’ ha il compito di raccogliere le firme per presentare una legge di iniziativa popolare sull’incandidabilità e sull’ineleggibilità dei parlamentari condannati e una per imporre il limite dei due mandati. Il nemico della politica, per Grillo e i suoi adepti, diventa il politico stesso, visto come esponente di “una casta”. Nascono i primi MeetUp e Grillo sfida annunciando di volersi candidarsi alle primarie del Pd, ma la provocazione viene respinta duramente dai vertici del neonato partito di sinistra. Piero Fassino, intervistato da Repubblica Tv, lancia la sua prima ‘profezia’ autolesionista e, rivolgendosi a Grillo, dice: “Metta in piedi un’organizzazione, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende”.

Il 'Popolo Viola', l'apice dell'antiberlusconismo

La sinistra ‘manettara’ e giustizialista trova nuova linfa nel ‘Popolo Viola’, il secondo movimento spontaneo, espressione della società civile, che nasce attraverso i social. Un gruppo di blogger su Facebook lancia il “No Berlusconi Day” per chiedere le dimissioni dell’allora premier dopo la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale. Ancora una volta il collante è l’antiberlusconismo così come oggi, per le sardine, il collante è l’antisalvinismo. Il 5 novembre 2009 i manifestanti presenti a piazza San Giovanni sono 300mila e tra queste c’è anche Antonio Di Pietro, leader di quella Italia dei Valori che alle Politiche dell’anno precedente aveva ottenuto l’8%. Oggi il ‘dipietrismo’ è solo un vago ricordo, oscurato negli anni dal ‘grillismo’ che, da quando è entrato nella ‘stanza dei bottoni’, ha inevitabilmente iniziato a perdere consensi. Il 2 ottobre 2010, a Roma, si tiene il secondo "No B Day" al quale partecipano, oltre all’Idv e ai partiti della sinistra radicale, anche varie associazioni come Articolo 21, Giuristi Democratici, Agende Rosse, Libertà e Giustizia. Estrema sinistra e radical-chic uniti, ancora una volta, dall’antiberlusconismo.

Il Movimento arancione? Morto ancor prima di nascere

Dal viola si passa all’arancione dell’ex deputato di Rifondazione Comunista Giuliano Pisapia e degli ex magistrati Luigi De Magistris e Antonio Ingroia. Il fior fiore della società civile giustizialista che nel 2011 si unisce non solo per far propaganda per i referendum sull’acqua pubblica e sul nucleare ma soprattutto con l’intento di cacciare Berlusconi. L’addio del leader di Forza Italia da Palazzo Chigi avverrà soltanto dopo “il golpe europeo dello spread” e l’unico risultato che otterrà il Movimento Arancione sarà quello di vincere le Comunali con Pisapia a Milano, De Magistris a Napoli, Leoluca Orlando a Palermo (per la quarta volta!), Marco Doria a Genova e Massimo Zedda a Cagliari. Quando, invece, si tratterà di dar vita a un partito vero e proprio con un leader riconosciuto si opterà per Antonio Ingroia e il risultato sarà un assoluto flop. Nel 2018 sembra che lo scettro della leadership di quell’area movimentista a sinistra del Pd debba passare a Pisapia, ma così non è e il suo ‘campo progressista’ non decollerà mai.

Le sardine, nuovo amore della sinistra o prossimo flop?

Oggi è presto per dire se e quanto dureranno le “sardine”, ma il fenomeno del momento voluto da quattro amici che fingono di provenire da Marte (in realtà sono vicini al Pd da tempo), ha già il suo manifesto politico. Un fenomeno nato per riempire come “sardine” piazza Maggiore a Bologna nello stesso giorno in cui Salvini al Pala Dozza lanciava la campagna elettorale di Lucia Borgonzoni, si è presto esteso prima a Modena e, poi, in tutta Italia facendo di nuovo sognare la sinistra italiana. Proprio come i “No global”, i “girotondi”, il “Popolo Viola” e gli “arancioni”, quattro movimenti durati pochi anni e che hanno incassato lo zero virgola quando si sono presentati al verdetto delle urne, sia da soli sia in appoggio ad altre forze. Il M5S, invece, dopo aver fatto il pieno di voto, vive un periodo nero da quando ha messo piede nella 'stanza dei bottoni'.

Cinque cattivi presagi per le aspirazioni delle “giovani sardine".

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