Cronaca locale

«La villa dell'armistizio? Un resort»

Milanese racconta: così ho trasformato la storica dimora siciliana

Antonio Bozzo

Il 3 settembre del 1943 il generale Giuseppe Castellano incontrava l'omologo statunitense, Walter Bedell Smith, per una storica firma: l'Armistizio con gli Alleati, la resa che fece uscire l'Italia dalla guerra. La firma avvenne in Sicilia, Contrada Santa Teresa, nei pressi di Cassibile, Siracusa. Solo l'8 settembre, con il proclama di Badoglio, gli italiani seppero che il conflitto era finito (ne cominciava uno interno, ma è un'altra storia). Perché rievochiamo l'episodio nelle pagine milanesi? Perché sul luogo della firma, una villa con parco, regna Lucia Pascarelli, siculo-milanese di grandi sogni e fortissima tenacia. Pascarelli, che vive in una splendida casa a Milano, dove organizza feste esclusive, da quest'anno passa molti mesi nella sua amata isola di origine. Motivo, il resort che lei ha battezzato Donna Coraly: poche camere, servizio impeccabile, discrezione, palme, aranceti, piscina, ottimo ristorante e il mare a pochissimi chilometri. «Questa, per usare un termine verghiano, è roba di famiglia. Venivo qui fin da bambina, negli anni '70. Giocavo con amici nei campi, rubavamo le fave ai contadini. Ho chiamato Donna Coraly il resort al quale mi dedico con passione - sono pignola, chi lavora con me lo sa bene - in onore di mia nonna, la contessa Coraly Grande Sinatra. Sono orgogliosa di lei, scomparsa nel 1996, e lei lo sarebbe di me, se vedesse come ho sistemato tutto», dice Lucia Pascarelli. In effetti, il resort, alla prova della prima stagione, ha brillantemente passato gli esami. Molti gli stranieri, tra gli ospiti. E non pochi gli appassionati di storia che chiedono dettagli sulla storica firma e sulla vita di nonna Coraly. Che aveva radici in tutta Europa, parlava molte lingue, era donna di cultura. Forse Lucia Pascarelli si sente una Coraly rediviva. Anche lei, come nonna, ha una formazione internazionale. Per anni era una delle dame dell'alta società più ricercata. Organizzava eventi di beneficenza per svariate cause, dai bambini disabili alla raccolta fondi per alluvioni e terremoti. Suo marito, ambiziosissimo «golden boy» della finanza, le lasciava mano libera, ammirato dalla sua capacità di fare sistema. Ma il matrimonio è finito, con il divorzio nel 2014. E Lucia, che ha una figlia grande (23 anni), si può finalmente dedicare ai propri sogni. «Primo fra tutti Donna Coraly. Mio marito qui non veniva volentieri. Per lui anche le vacanze erano momenti di business, preferiva Forte dei Marmi, spiagge e barche frequentate dai potenti». Non c'è acrimonia nelle sue parole. «Amo la Sicilia, ma Milano resta la mia casa», dice, se si avanza un sospetto di tradimento della metropoli lombarda. «Vado alla Scala con regolarità, la musica mi accompagna da sempre, da bambina suonavo il piano. Milano è una città fatta di feste private.

Ora la trovo rinata, offre tutto e fa dimenticare i difetti, che ci sono».

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