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Gianluca Grignani: "Da esistenzialista umano canto residui di rock'n'roll"

L'artista in tour: "Lavoro a tre dischi e a un libro La politica? Rischi di essere strumentalizzato"

Gianluca Grignani: "Da esistenzialista umano canto residui di rock'n'roll"

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"Da esistenzialista umano canto residui di rock'n'roll"

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Gianluca Grignani torna in tour, titolo azzeccatissimo: Residui di rock'n'roll.

«I residui di rock'n'roll sono i ricordi che lascio indietro».

Lei si sente una rockstar?

«Lo dicono in tanti, di certo diventare una rockstar era il mio obiettivo a 16 anni».

Poi?

«Poi ho deciso di vivere in modo socialmente corretto, avere una famiglia era una grande opportunità e l'ho vissuta meglio che ho potuto, mantenendo anche i miei figli lontani dal mio mondo».

È un buon padre?

«Non so quando imparerò a essere un padre ma so che non sono un padre del sabato pomeriggio».

Gianluca Grignani arriva con la chitarra al collo e fa vedere la sua casa studio in cima a una collina di San Colombano al Lambro nel milanese. «Qui si registra la batteria». «Qui c'è l'Hammond...». «In questa stanza di piastrelle c'è l'eco come si faceva una volta, anche Battisti lo usava». Grignani è un perfezionista, l'altro giorno alla data zero del tour qualcosa non funzionava, lui ha polemizzato, poi ha scherzato e si è messo a cantare i suoi brani a cappella. «Nel rock'n'roll non vale la regola dell'uno vale uno: in un concerto tutti sono uno». In quasi trent'anni - eggià, Destinazione Paradiso è ancora un caposaldo della musica d'autore italiana - Grignani è rimasto unico anche perché «non sono soggetto ai meccanismi discografici» e adesso che sta per compiere 52 anni può dire di essere «quello che si fa da solo la propria sedia». Non a caso questo tour - tra l'altro sarà all'Alcatraz di Milano il 3 aprile - è un tassello di un'avventura con un libro autobiografico e tre dischi, ciascuno con lo stesso titolo Verde Smeraldo e un sottotitolo diverso. «Il primo sarà proprio Residui di rock'n'roll, oggi queste cose si chiamano progetti ma a me questa definizione non piace».

Ma perché Residui?

«I residui sono spesso una brutta parte di ricordi ma sono anche veri. Ad esempio vuol sapere com'è nato questo titolo?».

Dica.

«Ero a Rtl 102.5 con il presidente Lorenzo Suraci, Fiorella Mannoia e Gigigi D'Alessio e mi è caduta una cartina sospetta dalla tasca. La buttai dicendo sono residui di rock'n'roll. Una definizione che mi è rimasta in mente».

Com'è Grignani oggi sul palco?

«Suono molta chitarra elettrica, che continuo a studiare, e faccio molti assoli. La scaletta più o meno è la stessa ma lo spirito cambia ogni sera perché devo dare sempre il massimo altrimenti mi annoio».

Lo sa che piace alla Generazione Z?

«Forse perché appaio come qualcosa di diverso. Questi ragazzi sono i fratelli minori o i figli di chi mi seguiva e ho dimostrato ai loro genitori di essere un artista libero. Sa che mi citano spesso il verso io un amico lo perdono mentre a te ti amo di La mia storia tra le dita?».

Guè ha scritto sui social che «Grignani è dio».

«Beh insomma fa venire in mente quella scritta a Londra tanti anni fa: Clapton is god. Di certo i ragazzi della Gen Z sono molto più veloci e molto più voraci di tutti, conoscono bene la tecnologia, sono la prima generazione che cambia davvero le cose».

Lei li capisce?

«Mi sento bravo a capire le inclinazioni delle persone, forse perché io le ho tutte tranne l'invidia e il gioco (ride - ndr). Mi diverte più vivere che invidiare. In ogni caso mi sento più parte della Generazione Z che della mia».

E la musica della Gen Z?

«Mi piacciono alcuni testi, anche se molti artisti sono ancora acerbi. Mi accorgo che hanno ascoltato anche le mie canzoni, dopotutto il mio chitarrista dice che ho grignanizzato il rock'n'roll».

Chi è Grignani?

«Un esistenzialista umano».

La politica?

«Non ne parlo per tre ragioni. Intanto perché in Italia si può sempre dire che, se prendi posizione, lo fai per interesse».

E poi?

«E poi perché le fazioni politiche tendono a monopolizzare chi offre loro il plauso e a eliminare chi non lo fa».

Infine?

«Appoggerò il politico che metterà l'interesse di tutti davanti al proprio».

Insomma è anarchico.

«No, ma non sono un artista politico. Chi lo fa meglio di tutti è Springsteen, lui è un politico».

Di lei si è detto che è di destra.

«L'hanno scritto dopo che ho rivelato di aver avuto un nonno partigiano e uno fascista. In realtà ho iniziato la mia carriera da bambino ai Festival dell'Unità, mio nonno suonava l'armonica, erano tutti ubriachi e io ho scoperto lì i primi applausi».

Sogna di riprenderseli a Sanremo?

«Volevo già presentare Residui di r'n'r ma non era pronta. Però in futuro perché no?»

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