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Bayern-Real, la vera classica Champions

Una lunga storia fatta di gol, spettacolo, risse e proteste. E Ancelotti ritrova il suo passato

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Cinquant'anni di gol e spettacolo, di risse, pugni, gestacci e proteste. Mezzo secolo di show per quello che andrà in scena per la 27ª volta questa sera all'Allianz di Monaco: più di Real-Liverpool e Real-Milan, che pure mettono insieme più coppe dei Campioni, il vero derby d'Europa è Bayern-Real, la classica più ricorrente, sempre in Champions, con 12 vittorie madrilene, 11 bavaresi e 3 pareggi. Senza mai incrociarsi in finale, ma al massimo in 7 semifinali.

Bayern-Real è l'eterno incrocio della carriera di Ancelotti, dopo che aveva già vissuto questa emozione dall'altra parte, quando Herr Karl sfidò il proprio passato da Don Carlos. Intrecci infiniti come i veleni, a partire da quella prima volta al Bernabeu, quando Gerd Muller pareggiò un gol di Roberto Martinez e un pazzo pensò bene di entrare in campo e prendere a pugni sia il bomber tedesco, sia l'arbitro Linzmayer. Era solo l'inizio di una lunga storia di scintille che sarebbe passata undici anni dopo per il gesto scriteriato del focoso e recidivo Juanito che, con il Real sotto di tre gol a Monaco, pensò bene di calpestare Matthaeus e passare alla vie di fatto anche con l'arbitro Valentine, finendo squalificato per 5 anni.

Follie e provocazioni che si ripeteranno anche dall'altra parte con il tedesco Augenthaler espulso per aver provocato il pubblico con il gesto delle corna e Van Bommel che festeggia il gol qualificazione bavarese al Bernabeu con il gesto dell'ombrello. Per finire con il Bayern di Guardiola umiliato a Monaco dal Real di Ancelotti (4-0) e le ultime polemiche per le eliminazioni tedesche del 2017 con Carletto dall'altra parte e i favori arbitrali alle merengues per la discutibile espulsione di Vidal e il gol decisivo in fuorigioco di CR7. Fino all'ultima sfida macchiata da un mano in area di Marcelo ignorato dall'arbitro Cakir e confessato poi dal brasiliano.

E Vidal che si sfoga: «Fregàti un'altra volta». Ma non è finita

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