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Abbiamo precari per altri 20 anni ma al Nord è allarme matematica

RomaInsegnanti di matematica e scienze in via d’estinzione, soprattutto al Nord. Sovraffollate invece le cattedre di lingua e più in generale delle materie umanistiche. Scuole molto autonome dal punto di vista didattico e troppo poco da quello organizzativo. Fallimento del sistema delle graduatorie, necessità di differenziare gli stipendi su base regionale e per disciplina insegnata, garantendo il ricambio generazionale.
Il Rapporto sulla scuola in Italia 2009 curato dalla Fondazione Agnelli serve prima di tutto a sfatare miti e leggende sul complesso sistema dell’istruzione nazionale, mettendo in luce altre verità. «Questo è un momento cruciale e anche se in Italia il dibattito sulla scuola è iniziato in ritardo le difficoltà sono le stesse per tutti i paesi: non siamo un’anomalia», dice Andrea Gavosto direttore della Fondazione Agnelli. Al ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, osserva Gavosto, va riconosciuto il merito di aver riportato il tema della scuola in primissimo piano. La ricerca, edita da Laterza, sarà presentata oggi a Roma da John Elkann, vicepresidente della Fondazione Agnelli, insieme con Giuseppe De Rita ed alla presenza del ministro Gelmini.
La rivelazione più inaspettata? Quella che contraddice il luogo comune che vuole tutti gli insegnanti frustrati, demotivati e disinteressati ai cambiamenti. Non è così. Dal rapporto emerge chiaramente la disponibilità a mettersi in gioco, la richiesta di un cambiamento e di un riconoscimento del proprio ruolo sociale anche attraverso gratificazioni economiche e di carriera. Il Rapporto poi denuncia il fallimento del sistema delle graduatorie ad esaurimento e soprattutto smantella un’altra leggenda metropolitana: gli insegnanti sono troppi. Attenzione a generalizzare su una realtà tanto complessa. Nel Rapporto si calcola che i precari siano circa 260.000. E se è vero che ci vorranno vent’anni per assorbire quelli che insegnano lingue è altrettanto vero che i docenti di matematica e scienze sono pochi e se non si inverte la tendenza tra dieci anni al Nord non ci sarà più nessuno che insegni agli studenti a far di conto. Su 8.000 graduatorie infatti 500 sono esaurite e 1.000 in via di esaurimento. «Per le aree di elettronica e matematica ma anche quella sanitaria non sarà facile coprire i vuoti fisiologici che si stanno aprendo negli organici per effetto dei pensionamenti dei titolari», è scritto nella relazione.
La ragione? Puramente economica e assai comprensibile spiega Gavosto. Perché mai un laureato in ingegneria o in altra disciplina scientifica dovrebbe andare a fare l’insegnante guadagnando fino a 500 euro di meno al mese dei suoi pari con la stessa laurea ma impegnati in altri settori? La differenza per chi si laurea in materie letterarie è invece di appena 50 euro. La soluzione, dice Gavosto, è semplice: differenziare gli stipendi in base alla disciplina insegnata. Ma non solo. Occorre tener conto pure della logistica, del maggior carico di lavoro che ad esempio si assumono i coordinatori e soprattutto dei risultati raggiunti.
Il meccanismo delle graduatorie che premia soltanto l’anzianità va abolito perché non offre alcuna prospettiva di carriera e nessuno stimolo a migliorare per i docenti.

Un sistema che ha indotto gli insegnanti a costruirsi una carriera fai da te basata sull’avvicinamento a casa e la conquista di una cattedra nelle scuole considerate d’eccellenza.

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