nostro inviato a Sydney
Prima dei giovani ad accogliere il Papa sono stati gli aborigeni. Hanno danzato per lui sul molo di Rose Bay, lo hanno «consegnato» ai ragazzi di Barangaroo. Davanti a lui uomini e donne rivestiti di pelle, con i volti scuri segnati da strisce bianche, hanno compiuto gesti antichi, ricevendo il pellegrino venuto da lontano non come un pericoloso colonizzatore ma come un «amico» e un «padre spirituale».
Il dramma vissuto dalle popolazioni aborigene in Australia è un tema molto sentito. A febbraio il primo ministro Rudd Griffith chiese perdono pubblicamente per le sofferenze inflitte ai nativi e specialmente per le norme governative che a partire dal 1930 fecero sì che migliaia di bambini aborigeni fossero sottratti alle loro famiglie per essere educati e cresciuti in istituzioni dei bianchi. Anche le Chiese furono coinvolte in questa pratica aberrante. Il rapporto «Bringing them home» (Riportandoli a casa), pubblicato una decina danni fa, calcolò che tra il 1930 e il 1970 furono 100mila i bambini sottratti, in molti casi vittime di violenze fisiche, morali e psicologiche.
Benedetto XVI ieri ha parlato due volte dei nativi australiani. Durante il benvenuto, alla Government House, ha ricordato che «per migliaia di anni prima dellarrivo dei coloni occidentali i soli abitanti di questo suolo erano persone originarie del Paese, aborigeni e isolani dello Stretto di Torres». «Il loro antico retaggio - ha detto il Papa - forma parte essenziale del panorama culturale dellAustralia moderna. Grazie alla coraggiosa decisione del governo australiano di riconoscere le ingiustizie commesse nel passato nei confronti dei popoli indigeni, si stanno ora facendo passi concreti al fine di raggiungere una riconciliazione basata sul rispetto reciproco. Giustamente - ha aggiunto rivolgendosi alle autorità - voi state cercando di colmare il divario fra australiani indigeni e non indigeni circa le aspettative di vita, i traguardi educativi e le opportunità economiche. Questo esempio di riconciliazione offre speranza in tutto il mondo a quei popoli che anelano di vedere affermati i loro diritti e riconosciuto il loro contributo alla società».
Nel pomeriggio, Benedetto XVI è stato accolto dalle danze aborigene, quindi è stato salutato dal capo della Eora Nation, Allen Madden, che ha definito il Papa «custode della legge, dignitario interessato alle cose dello spirito, non del potere», mentre un altro capo, David Ingrey, ha augurato a Ratzinger «un sicuro e fortunato viaggio attraverso questa terra».
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