I dati in arrivo dal mondo produttivo calzaturiero confermano che si è iniziata a intravedere la fine del tunnel della crisi.
Alla fine di febbraio, lAssociazione nazionale calzaturifici italiani ha presentato alla Camera i risultati di una ricerca secondo cui nei primi nove mesi dell'anno la produzione è aumentata del 1,1 per cento in quantità e del 2,5 per cento in valore.
Sono numeri minimi, ma sempre incoraggianti se si considera che, nellanalogo periodo del 2009, dalle aziende del settore erano uscite il 12,1 per cento di paia di scarpe in meno, mentre il valore della produzione era diminuito dell11,6 per cento.
Quello che appare chiaro dalle indagini del Centro studi dell'Anci è che, dietro gli andamenti medi, si nascondono in realtà grandi differenze tra performance delle diverse imprese. Diversità che vengono ricondotte al diverso grado di reazione che le aziende hanno mostrato di fronte alla crisi. Maggiormente premiate sono risultate le società che si sono attrezzare per tempo con ristrutturazioni, riorganizzazioni e revisioni profonde dei modelli di business. Se guardiamo dietro gli incrementi medi della produzione nazionale, scopriamo infatti che solo il 51 per cento ha dichiarato di aver avuto incrementi (il 15,3 per cento ha visto addirittura aumentare la produzione di oltre il 10%). Per contro, il 14 per cento del campione hanno dichiarato non esserci stata alcuna variazione, mentre un 35 per cento, purtroppo, ha continuato ad accusare andamenti negativi. A livello di «sentiment», il 12,5 per cento di imprenditori dichiara che la fase critica è stata superata, il 7,5 per cento ammette di trovarsi ancora in difficoltà ma di percepire segnali positivi, il 12,5 per cento si sente ancora pienamente dentro la crisi. Se i consumi interni non sono ancora ripartiti in modo significativo, un forte impulso alla produzione è arrivato invece dallexport, cresciuto del 13,9 per cento a livello di volumi e dell11,1 per cento in valore. Il saldo commerciale risultato positivo del 9,5 per cento, contro il meno 26,2 per cento del 2009. In particolare, la domanda europea (che pesa per tre quarti sulle esportazioni del calzaturiero tricolore) è cresciuta del 16,2 per cento in quantità e dell11,5 per cento in fatturato. Il prodotto italiano viene sempre considerato di eccellenza.
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