Nacque nel 1884 a Torino. Il padre, odontotecnico, era un uomo violento e incline al bere. Tuttavia, Adolfo poté frequentare il seminario e uscirne sacerdote nel 1907. Divenne subito segretario personale dell'arcivescovo Agostino Richelmy e canonico della cattedrale. Insegnò arte e archeologia sacra in seminario e fu tra i fondatori dell'Opera Pellegrinaggi a Lourdes. Diresse anche il collegio universitario «Augustinianum» e il settimanale diocesano «La Buona Settimana». La sua vita si svolse in una Torino tumultuosa che diventava capitale industriale e operaia ma anche, con Gramsci e Togliatti, centro del movimento comunista in Italia. Il Barberis attraversò, lavorando indefessamente, gli anni della Grande Guerra e quelli della crisi apportata al cattolicesimo dal modernismo, riuscendo perfino a fondare una nuova famiglia religiosa, le Suore del Famulato Cristiano che avrebbero dovuto formare le persone di servizio nelle case della nuova borghesia rampante. Ma morì il cardinale Richelmy e il Barberis, fin lì il prete più potente e influente di Torino, finì del tutto emarginato. «Non bisogna farsi illusioni: la santità non si fa con il pennello ma con lo scalpello», diceva. Nel 1959 fu tra i dirigenti del Centro Internazionale di Sindonologia e direttore spirituale dell'Opera del Getsemani, società operaia fondata da Luigi Gedda.
Nel 1963 fu nominato prelato domestico di Sua Santità e, dopo un intervento per l'asportazione di un tumore, morì nel 1967. Nel 2005 lo scomparso Alfredo Cattabiani gli dedicò un capitolo del suo ultimo libro: Santi del Novecento (Rizzoli).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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