I soldati italiani che operano nellovest dellAfghanistan si trovano con le spalle scoperte, a causa dei problemi crescenti che incontra il contingente spagnolo a controllare la provincia assegnata, quella di Badghis. Secondo El Mundo si tratta di un vero dietrofront, che lascia il 70% del territorio della provincia, tre dei sette distretti, con quasi 500mila abitanti, in mano ai talebani. I soldati spagnoli non sono neanche in grado di pattugliare il territorio su base continuativa e i progetti di ricostruzione nei distretti a rischio sono stati sospesi. Del resto i soldati spagnoli, concentrati nel centro di ricostruzione provinciale (Prt) di Qala e Naw, sono appena 225. Urgono rinforzi, ma Madrid non ha offerto contributi addizionali. Insufficiente anche la presenza di truppe afghane: tra soldati e poliziotti non si arriva a 500 uomini. E i talebani ovviamente ne approfittano, creando veri e propri santuari, mentre nessuno ostacola i movimenti delle bande di guerriglieri.
Intanto cresce lattività della guerriglia nelle province di Farah e Herat, dove i talebani si spostano sfuggendo alla pressione militare Nato e Usa esercitata nellEst e nel Sud. Del resto il comando Isaf a guida italiana nella regione occidentale ha circa 2.500 uomini, quello nella regione meridionale ne schiera 11.600. Contrariamente a quanto sostengono certe cronache, le forze occidentali non stanno però perdendo il confronto militare, anche se le cronache di ieri riportano un attentato suicida contro il governatore della provincia di Nimroz, che ha mancato lobiettivo, ma ha fatto sette morti. I talebani cercano successi dove è più facile ottenerli e questo prima che sopraggiunga linverno.
Certamente la Nato ha bisogno di rinforzi e i mille soldati faticosamente racimolati (tra i quali 200 cechi, 200 georgiani, 150 tedeschi, 100 norvegesi e 50 slovacchi) sono insufficienti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.