Roma

Agenti e finanzieri a scuola antidroga

Agenti e finanzieri a scuola antidroga

È l’aeroporto intercontinentale di Fiumicino uno dei crocevia della droga maggiormente battuti dai narcos di mezzo mondo che cercano di introdurre ogni anno tonnellate di stupefacenti. L’Italia rappresenta l’anello di congiunzione con il resto d’Europa, dove vengono fatte veicolare le sostanze.
Per rendersi conto di quanto sia vasto il fenomeno è sufficiente sfogliare i dati emersi dal convegno «Il crimine, le mafie, le droghe», nel corso del quale sono state messe a confronto due regioni - Lazio e Calabria - in cui il traffico aumenta senza sosta. Un numero significativo e curioso: nel 2008 sono state ben 378 le donne catturate nel Lazio, in particolare nello scalo di Fiumicino. A confermarlo è il direttore del servizio operativo della Direzione centrale servizi antidroga, Sebastiano Vitali. Per lo più dell’Est, sono gli ultimi anelli di un sistema che «fa capo alla ’ndrangheta, il più importante broker internazionale della cocaina, che dispone di una liquidità tale da poter fare da garante nelle mediazioni tra trafficanti». «Un chilo di coca in Colombia - ha spiegato Vitali - costa 2500 dollari e si vende a 35mila euro, cifra che va moltiplicata anche per 8 se si contano i tagli. Un giro da 36-40 miliardi di euro l’anno (secondo la commissione parlamentare antimafia), che vede le centrali d’investimento in Canada, Australia, Belgio e che ha esteso le sue mire alla capitale». «Due anni fa - ha aggiunto - siamo riusciti a bloccare l’acquisto di un istituto religioso a piazza di Spagna».
In Italia gli stranieri più coinvolti nei traffici sono magrebini e albanesi, mentre ancora da approfondire è il ruolo dei cinesi, legati alla ketamina. E di esempi legati a questi traffici al Leonardo da Vinci ce ne sono diversi. Molti, peraltro, sono davvero curiosi. Lo sanno bene guardia di finanza, polaria e dogana che in media arrestano quasi un corriere al giorno. Sorprenderli, però, non è un’impresa facile. Non in uno scalo in cui transitano 80, centomila passeggeri al giorno. Per questo finanzieri e investigatori spesso frequentano corsi di aggiornamento della Direzione centrale servizi antidroga (Dcsa), creati con lo scopo di istruirli sulle nuove, sofisticate tecniche adottate dai narcos sudamericani.
In alcuni casi sono impensabili, da fare invidia a un agente 007 e degni di essere menzionati. Si va dal vecchietto arzillo ultrasettantenne giunto da Buenos Aires con la valigia piena di arance svuotate, riempite con 6 chili di cocaina e poi richiuse con la colla, alla valigia con 11 chili di «polvere d’angelo» del valore di 8 milioni di euro.
La droga introdotta dal Paraguay però non era stipata in doppifondi, ma tramite un sofisticato processo chimico era pressofusa con la plastica della valigia.

Non mancano i casi, a volte disperati, dei cosiddetti corrieri-ingoiatori di ovuli, che per poche centinaia di dollari rischiano la vita deglutendone in media 50 o 60.

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