Cronache

Alga tossica: le risposte degli esperti

Monica Bottino

L’alga tossica che sta rovinando le ferie di una buona parte dei genovesi che abitano tra Quarto e Nervi, e i sonni di tutti gli altri che scrutano il mare in cerca delle sue «pericolose» quanto impercettibili tracce non è una conoscenza recente per gli esperti dell’Arpal, l’agenzia ligure per l’ambiente. Tanto che proprio in Liguria, e in particolare al dipartimento spezzino, diretto da Franco Palmieri, possiamo vantare i migliori esperti italiani di un’intrusa dei nostri mari già nota tanto negli inquinati porti giapponesi, quanto nell’incontaminata barriera corallina. Anche navigando su Internet dell’alga Ostreopsis si trovano parecchie tracce. In particolare si legge che si tratta di un organismo che si nutre di sali di azoto e di fosforo (contenuti negli scarichi fognari mal depurati) che prolifera grazie alla luce e al calore (quindi nei mesi estivi) e che è tossica.
Dottor Palmieri, due più due fa quattro. Se l’alga si nutre di rifiuti da scarichi fognari vuol dire che la sua presenza è provocata dai depuratori che non funzionano come in molti dubitano?
«La risposta non è così semplice. Intanto noi come Arpal sappiamo benissimo che la depurazione non funziona a dovere e lo tocchiamo con mano: l’efficienza di depurazione dei nostri impianti, come di altri in Italia, è ancora lontana dalle direttive europee datate 1991. Eppure anche il massimo esperto dell’Ostreopsis, il professor Yasumoto, a Genova, nel convegno organizzato da noi sull’alga, nel dicembre scorso, ha dichiarato che non si sente di collegare la tossicità dell’Ostreopsis all’inquinamento del mare. In altre parole l’alga può essere presente ma non essere tossica. Il problema è scoprire cosa ne provoca la fioritura e dunque la tossicità».
A che punto siete?
«Stiamo lavorando ormai da tempo a questo problema, ma come noi anche altri laboratori in Italia e nel mondo. Eppure i meccanismi dello scatenarsi della tossicità non ci sono ancora chiari».
Il fenomeno dei cefali morti e galleggianti a pelo d’acqua nel ponente genovese avvenuto qualche tempo fa è legato all’alga?
«No, è un episodio che potrebbe essere collegato o una mancanza di ossigeno momentanea, come avvenne alla bocca del Magra l’anno scorso. Ma lì l’apossia era causata da un’elevata presenza di ammoniaca libera, sostanza sempre legata agli scarichi fognari».
Mangiare pesce è sicuro?
«Il pescato è più che controllato, se ci fossero problemi verrebbero immediatamente riscontrati anche perché non esiste un mare controllato come è adesso il mar Ligure».
Il problema può estendersi ad altri tratti di costa?
«Non lo sappiamo, ma se ciò fosse, avverrebbe quello che è accaduto in questi giorni. Grazie alla prevenzione e al divieto di balneazione emesso dal sindaco sulla base dei nostri dati abbiamo evitato i duecento ricoveri dello scorso anno».
Le correnti sono in grado di trasportare l’alga da Nervi ad altri tratti di costa?
«La presenza dell’alga è quasi notata ovunque, il problema è legato alla sua fioritura che per il momento è avvenuta soltanto nei tratti di costa interessati dall’ordinanza di divieto. E se anche le correnti trasportassero questa sostanza che si stacca dalla sua base l’effetto dispersione la renderebbe del tutto innocua».
Avete segnalazioni di malori in altre zone?
«I sintomi sono mal di gola un po’ di febbre, tosse, raffreddore, arrossamento agli occhi. Non possiamo escludere che anche in altre regioni costiere italiane ci siano in questo momento persone che pensano di essersi prese l’influenza e invece sono sotto l’effetto dell’elga.

Ma noi in Liguria monitoriamo il mare in maniera capillare e dunque la presenza di una fioritura dell’alga in altre zone non ci sfuggirebbe».

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