Allarme sui giochi: «Basta concessioni oppure il banco salta»

«Con molta schiettezza ritengo che il sistema concessionario sia seriamente minato dopo essere stato per anni un valore aggiunto di questo settore», afferma Massimo Passamonti nel suo nuovo ruolo di coordinatore dell’area giochi e intrattenimento di Confindustria Servizi Innovativi.
Cosa la porta a fare un’affermazione così strategica?
«Il fatto che nel tempo sia venuto meno il principio alla base delle concessioni, vale a dire la territorialità. Entro un certo raggio d’azione gli aggiudicatari avevano l’esclusiva, in quell’area erano per così dire padroni. Nei bandi si parlava di punti aperti in un particolare ambito e con determinate zone di rispetto, fatti salvi i diritti dei concessionari precedenti. Oggi non è più così, la realtà è diversa».
Quali cambiamenti dobbiamo aspettarci?
«Si passerà prima o poi al sistema autorizzativo, uno step ormai inevitabile. E il mercato farà da spartiacque fra chi starà in piedi e chi dovrà dedicarsi ad altro. Ma sempre sotto l’egida di Aams che deve continuare a funzionare da ente regolatore. Non dimentichiamoci che il gioco, secondo le norme comunitarie, è stato rimesso agli stati membri».
E i concessionari, che fine faranno?
«La legge prevederà sicuramente un diritto di salvaguardia nei confronti di coloro che hanno operato in questi anni con le concessioni e che, per ottenerle dall’Amministrazione dello Stato, si sono accollati degli oneri».
Si parlerà ancora di fidejussioni?
«Ma certo, a tutela del settore e in particolare dei giocatori. È una forma di garanzia che ha sempre fatto da stella polare del nostro sistema».
Ughi ha ritenuto inutili le azioni legali contro i ctd...
«Per molti versi il presidente di Snai ha anticipato il sistema autorizzativo. È come se avesse detto: signori miei, non abbiamo paura di nessuno, confrontiamoci sul mercato, ma regoliamolo una volta per tutte».
Stanleybet l’ha applaudito...
«Il bookmaker inglese punta l’indice sui punti di commercializzazione legati a questo o quel concessionario. Dal suo punto di vista non ha torto. Ma continua a non pagare le tasse sul territorio italiano. E le quote sono fatte anche di fisco».
Come venirne fuori?
«Ci vorrebbe una fiscalità unica in Europa allo scopo di evitare differenze nei vari stati e favorire l’evasione. In Confindustria ho proposto l’apertura di un tavolo permanente su questo tema».


Cosa vede nel futuro dei giochi?
«La necessità di consolidare il mercato sul piano industriale partendo dal presupposto che la crescita non può andare avanti all’infinito e che il settore è fortemente esposto con le banche. In questo passaggio risulterà fondamentale la strategia di Aams. Altrimenti il banco, scusatemi il gioco di parole, rischia grosso».

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