Contava di essere il vicesindaco di Roberta Pinotti, è il primo a firmare la lettera di dimissioni. Victor Rasetto non ci ha pensato su e ha lasciato. Il Pd da ieri è senza segretario provinciale. Ma anche senza quello regionale, visto che poco più tardi anche il suo omologo regionale, Lorenzo Basso, ha fatto il bel gesto.
La decisione era nellaria fin dallapertura delle urne delle primarie. Anche perché la gestione della «nuova» dirigenza del Pd aveva già creato malumori interni e le consultazioni hanno offerto solo lo spunto per sancire la crisi. Accettate le conseguenze della sconfitta, Rasetto e Basso hanno scelto di uscire almeno a testa alta, pescando nel mazzo delle dichiarazioni più politicamente corrette possibili. «Lassemblea provinciale del Pd - dice Rasetto, dovrà analizzare il voto delle primarie partendo da due punti fondamentali: capire che bisogna accettare tutte le regole delle primarie e che, se cè un terremoto, questo può anche essere salutare. Doria ha vinto perché le due candidate del Pd non sono state in grado di interpretare la voglia di cambiare dei genovesi. Una cosa, comunque, deve essere chiara: Marco Doria è il nostro candidato». Basso addirittura si compiace con se stesso: «Rimetto il mio mandato a disposizione, anche se non mi è stato richiesto». Un gesto per «favorire lunità del partito e così mettere al riparo il nostro candidato sindaco di Genova, Marco Doria, dagli effetti negativi delle contraddizioni e delle difficoltà che sta vivendo il Pd».
Difficoltà che uno degli alleati più critici, il dipietrista Nicolò Scialfa, preferisce definire «il suicidio perfetto che si sta tentando di realizzare». Le primarie, che il leader nazionale Antoni Di Pietro non condanna, secondo il «prof» sono in realtà «finte primarie», visto che «in America le primarie le fanno i repubblicani per trovare lanti Obama, non i democratici che il presidente ce lhanno già». Per questo Scialfa mette in guardia il Pd, affinché non continui a farsi del male seguendo questa strada.
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