Cinque Brigate in più dello US Army, un paio di battaglioni dei Marines, che arriveranno in teatro gradualmente già a partire dal prossimo mese, per aumentare di almeno 21.500 soldati lattuale contingente di 135mila uomini. Truppe addizionali per poi attuare una nuova strategia imperniata su attività antiguerriglia condotte in modo molto più aggressivo e non convenzionale, con larga autonomia anche per i comandanti di unità minori, e con una presenza continuativa sul terreno. Il tutto accompagnato da un nuovo corso per quanto riguarda le attività di ricostruzione, di aiuto umanitario, di potenziamento delle infrastrutture, in stretto contatto con le autorità locali. È il cosiddetto modello Mosul, applicato con successo dal Generale David Petraeus quando era alla guida della 101ª Divisione da assalto aereo. Ora, in qualità di comandante delle truppe Usa in Irak, potrà provare le sue teorie su vasta scala. Per farlo avrà più muscoli a disposizione: oggi in Irak sono operative 15 Brigate, ci sarà quindi un incremento di circa il 30% delle forze effettivamente impiegabili. In particolare aumenteranno la fanteria leggera e le Forze Speciali. Quindi un potenziamento quantitativo-qualitativo. Per ottenere un risultato davvero incisivo servirebbero 40-50mila uomini, ma il Petraeus si dovrà accontentare di quello che il Pentagono, con molta fatica, sta raggranellando. Questo nuovo sforzo è sostenibile perché lo US Army si sta riorganizzando, aumentando la massa di manovra, le unità operative, che nel contempo diventano più piccole, ma, grazie ai nuovi sistemi darma, almeno altrettanto letali. Le nuove Brigate contano circa 3.500 uomini, rispetto ai precedenti cinquemila. Si cerca poi di accrescere il numero di soldati operativi, riducendo quelli impiegati in compiti di supporto. Inoltre la consistenza della componente attiva dello US Army aumenta, ogni anno, di migliaia di soldati. Infine, ci sarà un più ampio ricorso ai reparti della Guardia nazionale e sarà chiesto un sforzo extra anche ai Marines.
Il potenziamento in Irak non riguarderà solo la componente terrestre: la US Navy invierà un secondo gruppo navale con portaerei, lUsaf spedirà aerei ed elicotteri addizionali. Andranno in Irak nuovi velivoli, come il convertiplano V-22 Osprey, e forse anche il supercaccia F-22, di cui saranno sfruttate le eccezionali capacità di sorveglianza elettronica. Un altro aereo, lEA-6B Prowler, sarà dotato di sistemi di disturbo elettronico per aprire la strada ai convogli, neutralizzando mine e ordigni esplosivi. Ci saranno anche nuovi e più potenti velivoli senza pilota e armamenti di precisione, come le minibombe intelligenti Sdb e Flm.
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