La favola di Giuliano Amato al di sopra delle parti è finita. La rinuncia a presiedere la Commissione sul futuro di Roma voluta dal sindaco di centrodestra lha inequivocabilmente spazzata via. Amato si è piegato ai diktat di Veltroni con la scusa che Alemanno, giorni prima, si era rifiutato di definire «male assoluto» il fascismo in sé.
Una scusa, appunto, che centrava col futuro di Roma come il proverbiale cavolo a merenda. Tanto più che nelle stesse ore, Gianfranco Fini annunciava urbi et orbi che An, dopo sessantanni, era felicemente approdata allantifascismo. E poiché lo stesso Alemanno aveva allistante infilato la nuova casacca, aderendo allennesima svolta del capo, il problema - secondo ogni logica - era azzerato alla radice. Amato, invece, si è egualmente dimesso.
La verità è che Giulianino non è mai stato una riserva della Repubblica. È una riserva e basta. Un tipo prono al padrone di turno che va in paranoia se gli manca un tutore. Lustri fa volteggiava disinvolto e intelligente col titolo di Dottor Sottile. Ma solo perché dietro aveva Craxi, di cui fu l'insuperato caudatario. Finito Bettino, ha continuato a piroettare consegnandosi alla concorrenza. Cioè alla sinistra ex comunista che era stata il più subdolo nemico del suo precedente protettore. E a questa oggi obbedisce ciecamente, terrorizzato di restare fuori dal giro del divanificio veltronian-dalemiano che gli procura le poltrone di cui non è mai a corto.
Al di là però del flebile carattere amatiano, c'è unaltra morale in questa storia.
È inutile che il centrodestra cerchi il dialogo con la sinistra. Il Pd è un partito in crisi totale. Finché non troverà nuove idee e un vero leader non ha che un modo per tenere uniti i cacicchi e il suo elettorato: avventarsi sul centrodestra affibbiandogli maschere di comodo, dal Mostro di Arcore, al fascismo in agguato, al razzismo imperante.
La pretesa di incantare la sinistra è ingenua. Tirerà sempre fuori un motivo per attaccare. Sopravvive solamente di questo. Inutile perciò provarci con Amato. Inutile anche fare outing di antifascismo. Bastava che Fini si dicesse antitotalitario e democratico. Punto. Per proclamarsi antifascista poteva aspettare che DAlema e Fassino si dichiarassero anticomunisti.
Per chiudere: il Pdl ha i voti, non cerchi sponde, governi. Ha avuto la bicicletta. Pedali.
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