Amauri è l’unica medicina dell’infermeria Juventus

Niente spettacolo, molta sofferenza: ma da Cagliari esce con una vittoria grazie al gol del brasiliano

nostro inviato a Cagliari

Trezeguet entra in clinica per «riparare» il tendine rotuleo? Del Piero gode di un turno di stop per un problema al ginocchio? Niente paura, tocca ad Amauri togliere dall’impaccio una Juventus piccola-piccola, «incerottata» e acciaccata in tutti i reparti. La zampata del brasiliano, in odore di maglia azzurra con Lippi («per il passaporto ci vorrà ancora tempo…», sottolinea Ranieri) è sufficiente per piegare un Cagliari generoso, ma poco incisivo sotto porta, come attestano le cifre: un solo gol segnato in tre partite e il misero 0 in graduatoria.
C’è odore di vetta per una Juventus cinica, quadrata e tosta («come nella migliore tradizione di questa squadra…», dice ancora il tecnico). Turn over obbligato dai numerosi impegni stagionali, ma addirittura «selvaggio» per un’infermeria ancora piena. Niente giocate ad effetto, anche se il gol di Amauri è da cineteca per la velocità di esecuzione e la perfetta coordinazione. Niente spettacolo, solo tanta sofferenza e prevedibilità nel gioco, anche perché manca Camoranesi, l’elemento di maggiore duttilità tattica. Così, complice anche un terreno non ottimale, in Sardegna i bianconeri si affidano ai lanci lunghi. Che finiscono spesso preda di Amauri, bravo ad addomesticare la sfera di testa o di piede e che pure sui palloni vaganti riesce sempre a creare qualcosa di importante.
«È l’occasione della mia vita, non posso sprecarla, so di avere la responsabilità di far bene per ripagare la fiducia che mi è stata concessa», ripete fino alla noia l’attaccante sudamericano. Pagato quasi 23 milioni di euro e diventato titolare non più occasionale di questa Juve, ma punta di riferimento. Due gol in sette giorni tra Udinese e Cagliari sono fruttati sei punti in classifica, i bianconeri guardano già dall’alto Milan e Roma. «Sono contento perché ha trovato la boccetta di cianuro di Trezeguet e Del Piero, quelle che finora sono state le mie frecce avvelenate…», scherza Ranieri. «Non ho fatto niente di particolare, è merito dei compagni - si sminuisce Amauri, che ieri ha sfruttato il velo di Iaquinta e ha colpito con un tiro in mezza rovesciata -. A Cagliari è stato importante conquistare i tre punti perché in Italia si soffre anche con le piccole. E ora aspetto il gol di Vincenzo, con lui mi trovo bene e se segnerà anche lui sarà più sereno».
Il pensiero, inevitabilmente, va proprio a Trezeguet, di cui è chiamato a raccogliere la pesante eredità nei quattro mesi di assenza. «Mi dispiace per David, so cosa vuol dire stare fuori a lungo, ma lui tornerà più forte di prima». Magari quando la Juve lotterà per qualcosa di importante, leggi titolo. «Non ci tiriamo certo indietro, pur sapendo che altre sono favorite – è il giudizio del tecnico -. Inter e Juve già alla pari? Spero che non sia un duello fra loro, ma un campionato aperto a più squadre fino alla fine».
Intanto la Juve, segnando un gol alla volta, scala la classifica. «Questa squadra mi ricorda quella dell’era Capello, quando conquistavamo tante vittorie di misura…», l’amarcord di Chiellini. Un messaggio ai naviganti del campionato. «Ma la cosa importante è non prenderne per migliorare rispetto all’anno scorso e forse dobbiamo essere più bravi a chiudere prima le partite, perché altrimenti si rischia», precisa il tecnico.
Che perde Buffon per una decina di giorni (galeotto un rinvio svirgolato che indurisce l’adduttore destro, proverà a rientrare nella trasferta europea in Bielorussia o già a Genova in campionato) ma trova nell’austriaco Manninger un sostituto all’altezza: il suo miracolo su Matri al 92’ evita ai bianconeri una beffa simil-Firenze.

Marchisio e Marchionni – tornato titolare dopo otto mesi - danno risposte confortanti, Sissoko (stanco per i numerosi impegni) fa rimpiangere Poulsen che comunque sarà di nuovo disponibile per mercoledì. Nell’emergenza Ranieri può comunque sorridere. Viaggiando rigorosamente a fari spenti.

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