Amnistia: ingiusto occuparsi soltanto di liberare Caino

Il giorno di Natale il leader radicale Marco Pannella e un nutrito stuolo di uomini della politica, dello spettacolo, della cultura e della Chiesa hanno sfilato per le vie di Roma chiedendo al governo e all’opposizione di risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Sovviene naturale chiedersi perché il «caritatevole comitato di liberazione», oltre a ripetere come un mantra lo slogan «amnistia, indulto, grazia», non abbia speso una sola parola di pietà per le vittime della delinquenza. Alla manifestazione, giova ricordarlo, non ha partecipato nessuna vittima o famigliare di chi ha “beneficiato” delle azioni di chi ora si vorrebbe graziare. Suona davvero “curiosa” la massiccia mobilitazione di persone e associazioni affinché “Caino” venga liberato. È altrettanto inquietante constatare che a fronte di un aumento di reati e atti criminali, una consistente fetta di opinione pubblica mostri tanta inspiegabile indulgenza, se non talvolta comprensione, verso i peccatori, mentre per gli onesti e gli innocenti, solo sprezzante indifferenza.

Certo, la carità cristiana non si nega a nessuno, ma l’altra porzione di opinione pubblica si sarà sicuramente chiesta perché i detenuti nell’attesa degli sconti di pena, non abbiano chiesto pubblicamente scusa alle loro vittime e alla nazione italiana. Un silenzio su cui riflettere.

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