Caro Granzotto, sono un Ispettore superiore della polizia di Stato in pensione da pochi mesi. In 40 anni di servizio ho fatto sempre il mio dovere in silenzio, ho scortato tanti magistrati tra cui, per un anno circa, anche il Giudice Giovanni Falcone, persona saggia che ho imparato ad apprezzare davvero. Mi sono sempre sentito di sinistra ma di una sinistra riformista. Oggi ritengo che non serve essere ma serve fare e allo scopo, per il contributo che posso dare, le invio questa mia riflessione. La sinistra riformista e progressista in Italia non esiste più. Dicono no alla riforma della giustizia soltanto per questioni ritorsive nei confronti del Presidente del Consiglio che neanche io amo, ma per motivi legati alla sua politica economica e non certo per le sue vicende giudiziarie in quanto per me uno è innocente fino a prova del contrario. Il no detto dal centrosinistra sulla riforma della giustizia è un no privo di un fondamento politicamente convinto e ragionato, anzi, ricordo che la riforma proposta dalla bicamerale era identica se non addirittura più marcata, con differenza esistenti ma prive di una sostanziale distanza. La sinistra sa benissimo che le riforme sono necessarie e che lo strapotere dei magistrati inquirenti squilibria il corretto rapporto tra accusa e difesa. Inoltre bisogna anche considerare che il potere dei magistrati inquirenti, gestito senza un reale controllo, ne fa di questa categoria una casta non solo privilegiata ma anche pericolosa per le libertà democratiche, potendo incriminare chiunque e magari, dopo averlo distrutto dire che si è trattato di un errore, oppure vederlo assolto dal tribunale perché innocente. Troppi sono coloro che dopo anni di privazione della libertà, dopo essere stati distrutti negli affetti, nella loro capacità di stabilità psicologica, nella loro interiorità, nella loro capacità di essere produttivi, si scopre che sono innocenti, con quale coraggio si può ancora dire che questa giustizia va bene così come è? (...) Il discorso vale per tutti coloro che da innocenti sono ancora detenuti non per prova certa, ma per convincimento spesso formatosi a seguito di spinte mediatiche da una giustizia spettacolarizzata. Non credete che sia ora di dire BASTA? E se questo capitasse a voi e se a causa di questo vi riducessero sul lastrico, abbandonati dai vostri affetti ecc. ecc. cosa pensereste di questa vita e di questa società? Da cristiano e da poliziotto in pensione dico che è meglio avere 10 delinquenti fuori che un solo innocente in galera.
Palermo
Dovrebbero pensarlo e dirlo anche i magistrati. In dubio pro reo, nel dubbio, a favore dell'imputato. Brocardo che poi trova conferma anche nel nostro Codice di procedura penale. Troppe volte, però (lei per brevità elenca solo qualcuno dei colpiti dallo «squilibrio» del sistema giudiziario, dimenticando un recordman, il presidente del Consiglio, soggetto, se ho fatto bene i conti, a 25 procedimenti giudiziari sei dei quali in corso e nessuno, nes-su-no gli altri 19 conclusosi con una sentenza di condanna) vale per la nostra magistratura l'esatto contrario: in dubio, contra reo. Le sue considerazioni sono pienamente condivisibili e confortanti, caro Candido, perché confermano come l'esigenza di una riforma della magistratura sia vivamente sentita anche nella sinistra. Se i Bersani, i Di Pietro, i Vendola, le Bindi, i D'Alema avessero un poco di quel senso dello Stato che pure sbandierano ogni due per tre, se tenessero al bene comune e non solo alle loro rendite di posizione, avrebbero potuto o, per meglio dire dovuto, contribuire, migliorandola, anche, alla riforma. Invece siamo alle solite, al muro contro muro.
Paolo Granzotto
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