RomaGianfranco Fini deve lasciare la poltrona: «Non può abusare del suo ruolo istituzionale». La richiesta arriva dalla corrente di un partito molto vicino a Fini negli ultimi tempi, ossia il Pd. Le prime insofferenze democratiche nei confronti dellalleato anomalo iniziano a farsi sentire, e a metterle nero su bianco sono i senatori dellarea popolare. Il fronte ex Margherita insomma, che poi è il più vicino per ragioni di storie personali allUdc.
Lappello è stato lanciato dalle pagine del Foglio di Giuliano Ferrara. I firmatari sono Lucio DUbaldo, Antonio Rusconi, Maria Pia Garavaglia, Daniele Bosone, Emanuela Baio e Anna Rita Fioroni, tutti senatori della squadra di Bersani: chiedono un «passo indietro» sia a Fini sia a Berlusconi. Ma sorprendentemente scrivono che, dei due, quello che deve cambiare la sua condotta in modo urgente è il presidente della Camera. «Prima ancora di Silvio Berlusconi - dice lappello - è Gianfranco Fini a dover fare un passo indietro, perché il presidente della Camera non può abusare del suo ruolo istituzionale facendo il leader di partito». Parole che sinora si erano sentite soltanto dal Pdl e dalla Lega, a parte qualche voce isolata in Fli, come gli intellettuali di riferimento dellarea futurista.
I firmatari dellappello non citano la vicenda della casa di Montecarlo, né la promessa fatta da Fini in un videomessaggio che si sarebbe dimesso qualora fosse stato appurato che la proprietà dellappartamento monegasco era del «cognato» Gianfranco Tulliani. E però i senatori del Pd precisano: «Se è vero che il presidente del Consiglio non può pretendere di tenere sotto sequestro la sua stessa maggioranza, sfibrando oramai la credibilità di ogni atto di governo, dallaltro lato il presidente della Camera non deve trincerarsi nella difesa di un ruolo che confligge con la natura e la logica della sua concomitante leadership di partito». È lambiguità che da tempo si ripete dal centrodestra: un presidente della Camera, super partes per definizione, non può essere leader di un gruppo parlamentare da lui stesso fondato in corso di legislatura. «Un gesto di onestà e trasparenza - conclude la lettera dei popolari del Pd - consegna a tutta lopposizione, e quindi a Fini stesso, il diritto di parlare in nome degli interessi generali del Paese, senza doppiezza di argomentazioni e di comportamento».
Una critica piuttosto dura, perché va a contestare lo sdoppiamento, la bilateralità dei ruoli, di Fini, esattamente come gli viene obiettato dalla maggioranza. E se è vero che Bersani continua a chiedere le dimissioni di Berlusconi, è la prima volta negli ultimi mesi che dal Partito democratico si inizia a scaricare Fini.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.