Anche il tesoriere dei Radicali ha svuotato la cassa

RomaCi sono 230mila euro dispersi nelle casse del partito radicale. Una voragine per un partito-famiglia che vive molto del contributo volontario, dove l’integrità etica è la prima dote richiesta. Eppure eccola qua, la storia quasi fotocopia del tesoretto scomparso con cui i Radicali devono fare i conti: l’ex tesoriere di Pannella ha speso i soldi del partito per pagare multe e bollette alle Poste, andare al centro benessere e a mangiare al ristorante. Pasquale Quinto detto Danilo è stato appena condannato in via definitiva a dieci mesi di reclusione per appropriazione indebita aggravata e continuata. La notizia è pubblicata sul numero di Panorama in edicola, e solo ieri i Radicali l’hanno dolorosamente confermata: «Siamo stati noi a denunciarlo», spiega l’attuale tesoriere e deputato Maurizio Turco. Tutto il partito ne prende largamente le distanze, e si apprende che ora Quinto ha cambiato decisamente idee: collabora con l’Osservatore Romano e con la diocesi di Bari.
Il tesoriere della Margherita Lusi non è insomma l’unico custode di una cassaforte politica ad essere accusato di appropriazione indebita. Quinto, per anni stretto collaboratore di Pannella, iscriveva nel bilancio dei Radicali une serie di spese che una verifica ha dimostrato essere completamente estranee alle esigenze di via di Torre Argentina. Erano invece esigenze personali, dai massaggi all’hotel di vacanza.
Fa un certo effetto rileggere alcune dichiarazioni recenti dei Radicali sul caso Lusi, come per esempio l’attacco di Emma Bonino di due giorni fa: «Se si chiama rimborso elettorale - dichiarava prendendosela con la “partitocrazia” - allora è chiaro qualcuno ha presentato bilanci gonfiati». Ma anche a Torre Argentina avevano un bilancio completamente al di fuori della realtà.
Su Facebook e via Twitter i Radicali ieri hanno subito precisato che la vicenda di Quinto è completamente diversa dall’affaire Lusi, in quanto l’ex tesoriere radicale «intascò sui 200mila dall’autofinanziamento (non del finanziamento pubblico!)». La notizia sarebbe poi una rappresaglia dei partiti, nella visione dei pannelliani: «Li abbiamo beccati con le mani nella marmellata del servizio pubblico e ora i partiti vogliono vendicarsi». Non si trattò comunque di fondi pubblici spesi da Quinto in sale benessere, ma del contributo di simpatizzanti: «Questa è la forza dell’autofinanziamento, con il quale sono gli iscritti a controllare i conti - concludono i Radicali nel loro appello on line - e allora: abolire il finanziamento pubblico dei partiti, subito!».
Dopo l’uscita delle prime indiscrezioni sul servizio di Panorama, il tesoriere Turco ha quindi scritto una nota ufficiale: «È da sottolineare che il nostro caso è l’unico nella storia della Repubblica che ha visto arrivare prima il partito della magistratura. Noi abbiamo controllato, appurato, denunciato».
L’errore forse è stato non averlo dichiarato in pubblico.

È la perplessità espressa in alcuni commenti di risposta su Facebook: «È l’opposto di Lusi - ribadisce il segretario Mario Staderini - siamo noi ad averlo denunciato e non erano soldi pubblici. Ora collabora col Vaticano».

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