andar per mare

Luce soffusa, due letti, ragazzini a nanna, libri sullo scaffale accanto. Tutt'attorno macchinette e bambole e scoobydoo intrecciati e figurine ammucchiate. Due manine spuntano dalle coperte per indicare «papà accendi il registratore con le fiabe?». Sono quelle immortali della fratellifabbri e di a mille ce n'è. «No, niente favole sonore» rispondo. Le manine indicano allora i tre vecchi libri che in famiglia di manine ne hanno viste parecchie. Quello col dorso blu e la copertina ingiallita con le fiabe di Hans Christian Andersen; quello arancione con le favole dei fratelli Grimm; quello mezzo disfatto con i racconti di Charles Perrault.
Ripeto no, no, no. Stasera racconterò di Biancaneve com'è di moda oggi, riveduta e corretta, epoca 2.0 e dell'importante è stupire, epoca del c'è bisogno di ritmo e velocità e di politically correct anche nelle fiabe. Giusto aggiornare le creature. In fondo appartengono alla prima generazione di nativi digitali, coloro che il telefonino e il biberon sono uguali. Per cui capiranno che negli anni 2.0 cambiano anche le favole. Inizio. «Biancaneve aveva il pancione e...» le manine già sventolano all'unisono. «Non aveva il pancione e non aspettava bambini Biancaneve... e poi le fiabe cominciano con C'era una volta...» mi fanno notare. «No. Ora non più» rispondo secco. Tanto sono nativi digitali e si adatteranno al volo. Cambio fiaba, il Principe Ranocchio. Procedo senza manine sventolanti fino a quando, secondo quanto raccontato in Grimm Tales for young and old da Philip Pullman, autore fantasy, il ranocchio torna principe dopo essere stato spatasciato violentemente su un muro. «No, no, è stato un bacio...» obbietta schifata la grande. «No», dico. «La fiaba adesso è così».
Mi fermo.

Però, potrei narrare loro di Hänsel e Gretel che non sono bimbi ma adulti; però ci sarebbe Barba blu che non è un signorone nel castello ma un parigino con camera oscura, nel senso di fotografica, che guai a chi l'apre, scrive Amélie Nothomb in Barbe Bleue. Però non è vero che ho raccontato queste fiabe ai figli. Però è vero che quelle fiabe ci sono. E le vogliono raccontare a noi.
benny.casadeilucchi@ilgiornale.it

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