Andrea Kim & C.

Andrea Kim fu il primo sacerdote coreano, martirizzato nel 1846. Le persecuzioni dei cristiani coreani cominciarono nel 1789 e terminarono nel 1887 per intervento della Francia. La Corea rappresenta un caso unico di auto-evangelizzazione. Come il Giappone, il Paese subiva il fascino culturale della Cina, da cui aveva ricevuto la scrittura e le filosofie buddista e confuciana. Nel XVIII secolo i letterati coreani si erano accorti che, grazie alla presenza dei gesuiti, alla corte imperiale cinese era di gran moda il cristianesimo. Le ambascerie annuali a Pechino, su loro richiesta, riportarono diversi libri sulla nuova dottrina. Ne rimasero così ammirati da ritenere di poterla adottare da soli, tanto che in molti si amministrarono vicendevolmente il battesimo e si misero ad amministrare i sacramenti auto-designandosi sacerdoti e vescovi. Quando le gerarchie cattoliche se ne accorsero, intervennero a rettificare quanto commesso in buona fede dai coreani: a parte la mancanza di legittima successione apostolica, avevano introdotto nella messa anche il culto degli antenati. Questa «ingerenza» straniera cagionò il divieto di praticare la religione occidentale e fioccarono i martiri. Le Missioni Estere di Parigi inviarono segretamente missionari, che finirono uccisi. Come il p. Pierre Maubant, il p.

Jacques Costan e il vicario apostolico mons. Laurent Imbert. Il successivo vicario, Siméon Berneux, fece la stessa fine, così come il suo vice Nicolas Daveluy. Impossibile contare i cristiani indigeni martirizzati: decine di migliaia.

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