Roma - Il governo Prodi «rimandato a settembre». No ai Dico se rimane la regolamentazione delle coppie di fatto dello stesso sesso, ma possibili aperture se, invece, si parlerà soltanto di unioni tra un uomo e una donna. Vivace come sempre, l’inossidabile senatore a vita Giulio Andreotti, che a 88 anni si è ritrovato a essere nei giorni scorsi ancora protagonista della vita politica del Paese con l’astensione che ha contribuito alla crisi del governo Prodi. Andreotti ieri pomeriggio ha partecipato insieme a Piero Barucci al convegno «I ministri del Tesoro raccontano», organizzato dall’università Bocconi e dalla fondazione Ugo La Malfa. I lavori sono stati coordinati dal direttore del Sole 24 Ore Ferruccio de Bortoli.
Presidente, un giudizio sul rinato governo Prodi.
«Non mi piace dare le pagelle agli esecutivi. Comunque, se proprio devo... lo rimando a settembre».
Lei è stato accusato di essere il «killer» che ha agito per input del Vaticano...
«Questa è proprio un’invenzione. Non siamo fatti con lo stampino e la mia posizione sul governo non è mai stata pregiudiziale. Mi riservo, come sempre, di valutare di volta in volta».
I Dico passeranno?
«Mi auguro proprio di no. E certo non lo voterò se rimane così com’è. Non sono contrario per principio a trovare delle forme di regolamentazione per le coppie formate da un uomo e da una donna, ma ritengo che legalizzare e riconoscere le unioni dello stesso sesso sia qualcosa che va oltre i compiti della legge».
I Dico sono una priorità per il Paese?
«Non credo. Non bisogna sopravvalutare qualche sintomo che viene ingigantito. Credo che una priorità sia quella della convivenza interna del nostro Paese: noi abbiamo avuto in passato momenti terribili di disordini e di tragedie, poi ci fu rimproverato che non ce n’eravamo accorti per tempo».
Sarebbe disposto ad accettare una legge che offra più garanzie alle coppie eterosessuali escludendo quelle gay?
«Direi di sì, anche se ci sono già delle norme, non si parte da zero. Si tratta di agire sui diritti individuali, ma senza mai stravolgere o indebolire il ruolo della famiglia, che è sancito dalla Costituzione. Vorrei anche far notare, però, che oggi ci sono molti predicatori di monogamia che poi hanno, per così dire, delle libere uscite notevoli». Che cosa ne pensa del «Family Day», la manifestazione delle associazioni cattoliche in difesa della famiglia?
«Ho 88 anni, in piazza scendo difficilmente. Ma dato che si fanno altre manifestazioni in direzione opposta, è giusto fare anche questa. Purché però si muovano tutti in modo molto ordinato, sennò succede che quando c’è molta confusione qualcuno si mette a gridare “basta con questo chiasso!” e così lo fa aumentare».
È d’accordo con il patrocinio concesso dal Comune di Roma alla manifestazione dell’Arcigay in favore dei Dico?
«Ad essere sincero non mi piace. La città di Roma ha delle caratteristiche che sarebbe meglio lasciare, per così dire, nell’alveo naturale». Si parla molto di legge elettorale, lei che cosa propone? «Rimango dell’idea che il proporzionale sia la soluzione migliore: ci ha permesso di andare avanti in momenti molto più difficili di quello attuale.
È favorevole alle «maggioranze variabili»?
«Non ho nulla in contrario che su singoli provvedimenti si creino consensi trasversali».
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