Cultura e Spettacoli

Angeli e santi scolpiti nel legno vivo

A Camerino in mostra i maestri lignari rinascimentali attivi fra Marche e Umbria. Le opere di Domenico Indivini e dei suoi allievi sono animate da uno stile raffinato e da un realismo popolano

Scoprire interi territori d’arte non è cosa da poco. E quando qualcuno lo fa, porta alla luce non solo patrimoni sommersi, dimenticati o ignorati, ma anche un carico intenso di emozioni. Il Comune di Camerino, ad esempio, con la Soprintendenza delle Marche ed altri enti, ha promosso un’importante mostra, frutto di dieci anni di studio e ricerca. «Rinascimento scolpito. Maestri del legno tra Marche e Umbria», in corso al Convento di San Domenico di Camerino (sino al 5 novembre, catalogo Silvana Editoriale), presenta al pubblico la produzione lignea rinascimentale di una terra ricca d’arte: statue, gruppi di figure, pannelli, Madonne, angeli, intagliati da abili maestri del legno, esposti insieme a dipinti, croci d’oro e d’argento, terracotte, disegni e documenti, utili a ricreare il contesto.
Opere rimaste chiuse in sacrestie e magazzini per anni. Oppure camuffate sotto altre vesti. Colpa della poca fortuna che ha incontrato a lungo la scultura lignea, negli ultimi due decenni giustamente rivalutata. Nel Rinascimento infatti, e nel Medioevo, la scultura del legno era considerata nobilissima, come quella della pietra e del marmo, ed equiparata alla pittura e al disegno. I maestri lignari, molto stimati, lavoravano in stretta collaborazione con i pittori e gli orefici.
Anche le Marche e l’Umbria hanno avuto una fioritura straordinaria di scultura lignea, opera di artefici allora importanti, i cui nomi si sono persi nei secoli sino ad essere ignorati. Oggi riemergono, insieme a documenti d’archivio, riacquisendo la propria personalità e la propria opera. Così sembra che il bellissimo gruppo statuario con l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo, uno dei pochi noti al pubblico, già nella chiesa di Sant’Agostino di Cascia e ora nel Museo civico di quella città, appartenga a Domenico Indivini, un ottimo intagliatore di Sanseverino, vissuto dal 1445 circa al 1502. Il quale fu a capo di una importante bottega da cui sono usciti allievi di qualità come Sebastiano di Giovanni d’Appennino, adottato come figlio, o Lucantonio di Giovanni Barberetti da Camerino. Artisti che vantano un catalogo scultoreo ancora in fieri, ma di tutto rispetto.
Guardiamo a Domenico Indivini: il suo Arcangelo Raffaele che dà la mano protettivamente a Tobiolo, portando l’urna con l’unguento che avrebbe guarito il padre Tobia, ha un’espressività popolana, tradotta in uno stile raffinato, levigato e prezioso. Lo dimostrano la linea complicata e sinuosa dei panneggi o la bellezza delle ali policrome, oggi private della foglia metallica. Il San Sebastiano, opera certa dell’intagliatore, finita nel 1501, poco prima della morte, è originale e suggestivo, simile a un ragazzino piangente per le piaghe sanguinanti. Di un realismo che precorre quello novecentesco di Francesco Messina.
È possibile che all’Indivini appartenga anche il gruppo di opere del Maestro della Madonna di Macereto, autore non solo della Madonna che gli dà il nome, un tempo nel santuario di Macereto e oggi nel Museo di Visso, ma anche di una serie di bellissime Madonne, particolarmente affettuose col Figlio, da quella di Collescille a quella della chiesa di Santa Maria del Piano a Corinaldo, sino all’esemplare di Castel Santangelo sul Nera. Opere che, se non sono dell’Indivini, sono certamente del suo ambito. Testimoni oggi dell’intensa attività della bottega che si diramava nei diversi centri della regione, producendo cori lignei intarsiati e sante coraggiose, come la bella Santa Lucia che, con la gola trafitta da un pugnale, non fa una piega.
Bravissimo è anche l’allievo Sebastiano di Giovanni d’Appennino, nato a Visso e vissuto in casa di Domenico Indivini. I suoi Crocifissi lignei, trattati con la stessa finezza del maestro, coperti da eleganti perizomi, sono altamente drammatici, pur conservando nel volto quel realismo che li rende coinvolgenti. Lucantonio di Giovanni Barberetti è un altro seguace, autore di un simpatico San Rocco che, sconosciuto sino a poco tempo fa, ha rivelato il nome dell’intagliatore e l’anno di esecuzione: 1514-1516.
mtazartes@alice.it
LA MOSTRA
Rinascimento scolpito. Maestri del legno

tra Marche e Umbria

Camerino, Convento di San Domenico.

Sino al 5 novembre.

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