Carissimo Peppino Orlando, la ringrazio della sua lettera, della sua radicalità nella fede, della sua onestà nel raccontare la sua storia tormentata di comunista e cattolico. E comprendo in pieno il suo smarrimento nel veder passare un partito dalle battaglie per dare lassalto al cielo, certo sbagliate ma comunque mosse da un fine nobile, a una brutta copia del partito radicale. Molto brutta, peraltro.
Ancor più capisco la sua amarezza nel vedere politici che si professano cattolici e che vanno a prendere voti nelle sacrestie fare da reggicoda a scelte prese da altri, cedendo su tutta la linea. Così come mi rattrista vedere politici cattolici che non difendono le loro radici, la loro identità, la loro storia, la loro fede. Ovviamente nella giusta separazione che devesserci fra fede e politica.
Ma credo anche che il suo appello sia quasi superfluo. Perchè se cè qualcuno che è un difensore integerrimo di questi valori, troppo spesso dimenticati anche da una parte della Chiesa, questo è monsignor Bagnasco. Se cè qualcuno che non si fa condizionare, questo ha dimostrato di esserlo Bagnasco. E non credo che «regalie sospette» possano in alcun modo ammorbidirlo. Soprattutto, non credo che lingresso di un rappresentante della Curia nella Fondazione Carige possa considerarsi tale.
Insomma, mi sento di rassicurarla. Bagnasco non si muoverà di un millimetro dalla linea di Ruini. E la sua prima lettera pastorale parla chiaro: «Essere cristiani significa saper andare contro corrente».
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