Annie Proulx, la voce aspra della provincia americana

Parla l’autrice di «Avviso ai naviganti» ospite alle «Conversazioni» di Capri

Donna burbera, Annie Proulx. Temprata dai rigori del nord degli Stati Uniti e portata a raccontarsi con la scrittura più che a parole. Eppure di parole dovrà dirne a Capri, il 29 giugno, lei che ha saputo esprimere grandi emozioni con il minimalismo dei racconti di Storie del Wyoming o con la disperazione del romanzo Quel Vecchio Asso nella Manica; lei che ha saputo guadagnarsi una posizione di rilievo nella letteratura americana e che, dal giorno in cui le fu conferito il Premio Pulitzer nel 1994 (per Avviso ai naviganti), ha scalato le classifiche di vendita e popolarità, soprattutto dopo l'Oscar vinto dal film di Ang Lee tratto dal suo racconto I Segreti di Brokeback Mountain. Pare che la Proulx, che ha avuto una vita inquieta, da buona scrittrice di strada, dopo l'ennesimo premio ricevuto, abbia dichiarato: «Quando ti invitano a parlare a festival e università... ti rendi conto che non cercano altro che degli scrittori con un bel palmares. A molti non importa nulla di quello che scrivi o di quello che cerchi di dire». Beata sincerità.
Viene quasi spontaneo chiedersi come sceglierà di rivolgersi a un pubblico così distante dal popolo della provincia americana. D’altra parte, tra la salottiera Capri e il selvaggio Wyoming passano più di un oceano e di alcune migliaia di chilometri di pianura.
Signora Proulx, lei è nativa del Connecticut, ha vissuto in Vermont e poi si è trasferita nel Wyoming, dove vive tuttora. Si tratta di zone isolate. Che cosa si aspetta di trovare a Capri, una località straordinariamente bella ma molto frequentata e modaiola?
«Mi aspetto solo che Capri sia quello che è, nient’altro. È vero che ho vissuto per molti anni in zone rurali dell’America, ma ho anche passato molto tempo in diverse grandi città. È normale aspettarsi che un’area urbana sia molto affollata. Dunque, sono sicurissima che si tratterà di un meraviglioso contrasto con gli spazi aperti e le vastità quasi deserte a cui sono abituata. Non vedo l’ora di esserci».
Il tema centrale della manifestazione caprese a cui lei prenderà parte è il rapporto tra parola, immagine, letteratura e cinema. Ha già provato a pensare a ciò che dirà nel suo incontro?
«Ci sto pensando, in effetti. Trovo il tema della congruenza tra parola, immagine, letteratura e cinema molto interessante. Non ne sono ancora sicura, ma è possibile che decida di leggere qualche pagina di narrativa oppure che parli dei rapporti tra il cinema e la letteratura».
Lei appartiene a una categoria di grandi scrittori che hanno finito per essere strettamente associati a un particolare territorio e alla sua gente. Mi vengono in mente figure storiche della letteratura americana, come Larry McMurtry e il Texas, Stephen King e il Maine o, ancora, Eudora Welty e il Mississippi. Come vive il suo rapporto col Wyoming?
«Con il Wyoming ho un rapporto meno costante di quanto la gente pensi. Alle storie di Heart Songs (come venivano chiamate molto tempo fa le canzoni Country & Western), la mia prima raccolta di racconti, faceva immancabilmente da sfondo l’ambiente rurale del Vermont; in Cartoline, il mio protagonista principale viene seguito, nei suoi spostamenti, dal Vermont alla California; Avviso ai Naviganti era ambientato in Terranova; nel caso de I Crimini della Fisarmonica, la storia spaziava dalla Louisiana al Quebec; Quel Vecchio Asso nella Manica era ambientato nel nordovest del Texas. In realtà, solo Distanza Ravvicinata e Storie del Wyoming sono ambientati nel Wyoming».
L’isolamento e la straordinaria bellezza della provincia americana continuano ad affascinare il pubblico europeo. I suoi libri riflettono la forza del paesaggio ma anche una disperazione latente e la disgregazione crescente del tessuto sociale e familiare. I suoi romanzi sono un viaggio letterario o uno specchio di tali difficoltà?
«È chiaro che l’America rurale ha dei problemi. Quelli che prendono le decisioni generalmente provengono da zone urbane e operano in realtà metropolitane in cui le culture locali lontane e i valori della provincia contano davvero poco. In molte aree rurali, ci sono pochi sistemi per guadagnarsi da vivere. La forza dei legami familiari e dei rapporti di clan e le strutture sociali che continuano a reggere nella provincia sono elementi a cui tengo particolarmente. Trovo la gente e i luoghi della campagna una fonte naturale di storie».
La sua è una narrativa spoglia, cupa. Qual è la sua colonna sonora?
«Quando scrivo non lo faccio mai tenendo a mente una colonna sonora particolare. Però, mentre lavoravo al racconto Brokeback Mountain, ho ascoltato un sacco il cd di Charlie Haden e Pat Metheny intitolato Beyond the Missouri Sky, soprattutto il brano Spiritual».
E come darle torto? Si tratta di un cd in cui Pat Metheny si dimentica di essere un chitarrista jazz e crea un arazzo di suoni da cui escono le variegate sfumature cromatiche dei cieli del Midwest.

Sarà forse la suggestione del tramonto campestre della copertina, ma, se per quello, anche le belle copertine italiane dei libri della Proulx sono lo striscione di benvenuto nei suoi territori dell’anima. L’anima di quella provincia che la Proulx ci sa rappresentare mirabilmente.

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