Roma

Fra antiche tradizioni e affari i tripolini romani in trasferta

nostro inviato a Djerba

E finalmente le donne fanno ritorno alla Ghriba per scendere nell’angusta grotta santificata dalla pietra angolare venuta dal Tempio di Salomone nei giorni nefasti di Nabucodonosor, per riprendere le uova deposte in questi giorni di festa, e riportarle a casa. Ce ne sono a migliaia, e ogni madre riconosce le proprie per i segni e le invocazioni che aveva vergato sul guscio col pennarello. La fiamma delle candele e la calda umidità della grotta le hanno rassodate. E quando la ragazza da maritare, la sposa che desidera un figlio o il malato che stenta a guarire avranno mangiato l’uovo benedetto che viene da Djerba, vedranno esaudito il loro desiderio entro l’anno. Se il miracolo non scatta, poco male. L’anno prossimo ci sarà un altro 14 e poi 18 di Iyyar.
Il vero miracolo di quest’anno però, s’è manifestato nella straordinaria partecipazione di pellegrini. Questa è la festa religiosa più cara al mondo ebraico del Sud del Mediterraneo. Da secoli gli ebrei originari del Maghreb venerano la sinagoga vantata come la più antica al mondo, la Ghriba, la «solitaria» appunto, costruita addirittura nel 586 a.C. dopo la prima distruzione del Tempio di Gerusalemme. Vengono dal Marocco e dalla stessa Tunisia, dalla Francia ove sono emigrati negli anni ’50, da Israele, qualcuno anche dall’America e svariati dall’Italia. In particolare da Roma, dove la comunità degli ebrei tripolini è ben radicata. Normalmente, giungono un tre o quattromila pellegrini. Quest’anno c’è stato il boom: nel primo giorno di festa se ne contavano almeno 7mila, impegnati a pregare e cantare, portare in processione la Tevah, bere e rosolare spiedi sulla brace. I francesi erano il gruppo più consistente. Ma anche i tripolini romani erano più numerosi del solito, incontrandosi coi tripolini che si sono stabiliti in Israele. Tra uomini, donne e ragazzi, saran stati duecento.
E si intravede una sorta di competizione tra le comunità ebraiche di origine maghrebina, favorita dal governo tunisino, e questa festa era l’occasione per saggiar le forze, confrontarsi e accennare alleanze. I tunisini son da sempre laici e aperti, più che tolleranti con le minoranze religiose: Perez Trabelsi, presidente della comunità di Djerba, dice che da Israele non arriva nemmeno un dinaro, mentre Ben Ali «aiuta la Ghriba e la comunità». Ma in questo lungo tratto di costa si stanno aprendo spazi enormi per gli investimenti, la cooperazione e i rapporti con l’Ue. I tripolini romani sono avvantaggiati per la loro origine (sono stati cacciati nel 1967, con la Guerra dei 6 giorni), e per la pace definitiva sottoscritta tra Gheddafi e Berlusconi.

Non c’è da costruire soltanto un’autostrada, sulla quarta sponda.

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