Anton Rewera e Florencia Caerols Martínez

Anton Rewera, sacerdote polacco nato nel 1896, insegnava teologia nel seminario di Sandomierz. Venne arrestato dalla Gestapo nel 1942 e deportato nel famigerato lager di Dachau. Qui morì, in seguito ai maltrattamenti subiti, l’anno seguente. Era stato anche fondatore di una congregazione religiosa, le suore Figlie di San Francesco Serafico. Fa parte del gruppo dei centootto martiri polacchi della Seconda guerra mondiale beatificati nel 1999 da Giovanni Paolo II. Florencia Caerols Martínez, spagnola, era nata nel 1890 a Caudete, provincia di Albacete e diocesi (anzi, arcidiocesi) di Valencia. Faceva l’operaia tessile, e questo avrebbe dovuto metterla dalla parte dei sedicenti difensori della classe operaia, cioè gli anarco-comunisti. Ma era cattolica e, anzi, addirittura presidentessa del Sindacato Femminile Cattolico spagnolo, fondato a Valencia, per giunta, da un sacerdote attualmente in attesa di beatificazione, Manuel Pérez Arnal. Come se non bastasse, la Martínez faceva parte dell’Associazione Cattolica e di un sacco di altre organizzazioni «clericali», osando (inaudito!) prendersi cura dei poveri (i proletari: altri supposti protetti dei marxisti). Naturalmente, scoppiata la guerra civile, fu immediatamente acciuffata e sbattuta in galera.

Poi, un giorno, la caricarono su di un camion e la portarono in località Rotglá-Corberá, dalle parti di Jativá, e qui, fattala scendere, la fucilarono. Che cosa hanno in comune questi due martiri? A parte il giorno della morte, l’essere vittime dei due totalitarismi fratelli-coltelli del ventesimo secolo.
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