Applausi al «terrorista» come fosse un divo dello spettacolo

Applausi e urla come fosse un divo dello spettacolo: così è stato accolto ieri mattina, all’uscita da Palazzo di Giustizia, il «terrorista» - per ora, accusato di esserlo - Gianfranco Zoja, genovese, arrestato sei mesi fa su mandato della procura di Roma. All’interno del tribunale si era appena tenuta un’udienza del processo a sei genovesi, tra cui lo stesso Zoja, accusati di violenza privata durante gli scioperi in porto del marzo 2008, seguiti alla morte del portuale Fabrizio Cannonero in un infortunio sul lavoro.
All’udienza, molto affollata (erano presenti numerosi lavoratori del porto ed esponenti di area anarchica), che si è celebrata davanti al giudice Pastorini con gli avvocati Emanuele Tambuscio, Raffaella Multedo e Dario Rossi, è stato tradotto anche Zoja, arrestato sei mesi fa con l’accusa di partecipazione a banda armata e non ancora processato. Non essendosi presentati i testimoni della presunta violenza al centro del processo, l’udienza è stata rinviata all’8 gennaio.
Gli incidenti cui fa riferimento l’accusa nei confronti di Zoja avvennero a seguito del tragico infortunio di Cannonero, il lavoratore portuale deceduto a Calata Sanità in conseguenza della caduta dalla portacontainer «Mol Renaissance».

L’autopsia, effettuata all’istituto di medicina legale del San Martino dal professor Francesco Ventura, aveva confermato che il lavoratore della Culmv era morto per trauma cranico causato dall’impatto con la banchina, escludendo quindi l’ipotesi del malore.

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